
A volte siamo dislocati nel tempo e nello spazio. Siamo qui eppure pensiamo al nostro futuro o al nostro passato con una tale intensità che è come se fossimo davvero altrove, davvero in un altro momento. Eppure ci sono due aspetti che bloccano la nostra capacità di prevedere le conseguenze future delle cose. Due aspetti che alterano il nostro senso della pianificazione e la nostra capacità di andare oltre il momento presente. Questi due aspetti sono il piacere e il dolore.
Quando qualcosa ci piace vorremmo che durasse per sempre, che diventasse un eterno presente e dimentichiamo quasi totalmente le conseguenze a lungo termine della nostra tendenza ad aggrapparci al piacere. Molte relazioni tossiche sono così: protratte perché piacevoli eppure piene di conseguenze negative per il nostro futuro. Molti comportamenti non salutari sono così: conosco diabetici che fanno fatica a seguire il trattamento, obesi che fanno fatica a smettere di mangiare troppo, fumatori che dovrebbero smettere e che non sanno rinunciare al piacere di una sigaretta. Succede perché il piacere ci fa minimizzare le conseguenze a lunga scadenza di un comportamento non salutare.
A segno inverso accade la stessa cosa con il dolore. La sua intensità ci fa dimenticare che a volte il dolore ha buone conseguenze e che comunque finirà. È doloroso uscire da una relazione nociva ma quel dolore ci rende liberi. È doloroso prendere atto di un problema o di una difficoltà ma quel dolore ci permette di trovare strade di cura, strategie alternative. Non riusciamo ad andare al di là del dolore del momento e non vediamo che entrambi, dolore e piacere, hanno uno svolgimento temporale che spesso ribalta la prospettiva. Quello che oggi ci sembra un disastro domani potrebbe sembrarci una fortuna e viceversa quello che oggi ci sembra un meritato piacere domani potrebbe rivelarsi con effetti indesiderati.
Avere questo sguardo di libertà rispetto al piacere e rispetto al dolore ci restituisce equanimità e compassione. Ci permette di guardare alle sorti alterne con saggezza e con quel senso della prospettiva che rende ogni difficoltà più lieve. È uno sguardo che restituisce alle cose il loro silenzio. Perché sia il tempo e il cambiamento a rivelarne il senso. La vita è come una lettura fatta da altri ad alta voce: a volte troppo lesta, a volte troppo lenta. Una lettura che può togliere alle cose il loro silenzio. Restituiamo alle cose il loro silenzio: solo così potremo comprenderne davvero il senso.
Ascoltare qualcuno che legge ad alta voce è molto diverso che leggere in silenzio. Quando leggi, puoi fermarti o sorvolare sulle frasi: il tempo sei tu che lo decidi. Quando è un altro che legge è difficile far coincidere la tua attenzione col tempo della sua lettura: la voce va o troppo svelta o troppo piano. Italo Calvino
Pratica di mindfulness: La meditazione del lago
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