Le risposte avversative sono tra gli ostacoli più significativi alla consapevolezza e spesso portano una catena di difficoltà che vanno dall’irrequietezza al torpore. Dietro alle risposte avversative stanno la rabbia, la paura, e tutte le loro sfumature. La paura è un ostacolo molto forte, capace di disattivare molte buone pratiche di consapevolezza. Per questa ragione non va sottovalutato l’effetto persistente che produce.
La paura
E’ una delle emozioni che rendono più difficile la creazione di un senso di spaziosità interno. Ovviamente la paura può avere buone ragioni per essere presente; il problema è quando è presente come un sottile sentimento di fondo. Se non ce ne accorgiamo ci può portare, silenziosamente, a vedere gli eventi, gli altri, il passato e il futuro, come spiegazione della nostra sofferenza spingendoci verso un atteggiamento di biasimo, controllo, condanna, manipolazione ed evitamento.
Quando abbiamo paura, attiviamo, fisiologicamente, la risposta del ramo simpatico del sistema nervoso autonomo, che regola così la reazione di attacco e fuga.
Accendere la reazione di paura
La reazione del ramo simpatico del SNA può essere attivata anche da pensieri o ricordi, come dimostrano le persone che soffrono di Sindrome post-traumatica da stress.Infatti è la percezione di una minaccia – e non la sua realtà – che innesca la risposta del SNA. La stimolazione ripetuta del SNA ha l’effetto di “accenderlo” più facilmente, diventando così più sensibile e pronto ad attivarsi anche con stimoli più lievi.
Quello che accade, dal punto di vista psico-fisiologico, è che inizia a pre- sentarsi un leggero senso di distacco dall’esperienza in corso. I muscoli si contraggono, aumenta la proliferazione mentale e il respiro diventa rapido e corto.
La risposta del sistema parasimpatico
Il sistema parasimpatico, che viene attivato dalla meditazione e dalle pratiche di consapevolezza (oltre che essere attivato da tutte le situazioni vitali in cui sperimentiamo piacere e benessere), è responsabile delle risposte di riposo e guarigione di tutto il corpo. E’ l’attivazione di questa branca del SNA che permette il riposo e modera le risposte del simpatico, abbassando la pressione sanguigna e il battito del cuore, rallentando il ritmo respiratorio.
Gli effetti della paura
Il primo effetto è quello di spingerci a giudicare,fuori di noi. Ma il secondo effetto, per noi particolarmente interessante, è quello di renderci distratti.
Ogni volta che percepiamo un pericolo o una minaccia nell’ambiente che ci circonda attiviamo una risposta di attacco (Rabbia) o fuga ( Paura). Questa risposta è mediata dal ramo simpatico del SNA e il suo effetto fisiologico è quello di restringere il campo della consapevolezza e quindi lo spettro percettivo.
Durante la pratica è molto frequente provare disagio o dolore – magari semplicemente legato alla posizione fisica – e questo può attivare abbastanza facilmente una risposta avversativa. Rimaniamo catturati da questo piccolo disagio e in breve diventa il nostro oggetto primario più che di attenzione, di reazione.
Altre volte la reazione avversativa apre una sorta di negoziazione: “ Rimango consapevole però te ne devi andare”, ma la consapevolezza in se stessa richiede una sincera e completa accoglienza di qualsiasi condizione si presenti e la nostra negoziazione spesso è una condizione molto limitante.
Ovviamente non è solo il dolore fisico che può farla emergere; ci sono molte emozioni di disagio che suscitano la nostra reazione. Molto spesso anche i pensieri relativi a fatti del passato sono connessi a reazioni avversative. Pensiamo a qualcosa che ci è successo e reagiamo dentro di noi come se si stesse ripetendo proprio adesso. Quando questo accade è inevitabile che emergano una catena di storie ed emozioni collegate.
La pratica di consapevolezza è uno strumento di eccellenza per far emergere queste scorie del passato e quindi non dobbiamo sorprenderci se, fatti anche molto lontani, tornano alla memoria con tutte le sensazioni emotive annesse e connesse
Lavorare con l’avversione
La prima cosa, e la più importante, è, come al solito, è non giudicare il fatto che proviamo queste sensazioni, né considerarle particolarmente significa- tive. Possiamo semplicemente notarle, nominarle interiormente mantenendo un atteggiamento di riconoscimento e accettazione.
Se le riconosciamo, senza giudicarle, possiamo scoprire che sono fenomeni transitori. L’altra cosa che possiamo fare è quello di esplorare i sentimenti che sono associati alla rabbia e /o alla paura e che possono nutrirle. Molto spesso la rabbia è connessa alla sensazione di “avere ragione”. Se notiamo la rabbia ma non portiamo l’attenzione alla sensazione sottostante di “diritto ad essere arrabbiati” la rabbia continuerà ad essere silenziosamente nutrita, senza che ce ne accorgiamo. Anche in questo caso non si tratta di giudicare ma semplicemente di vedere e riconoscere, nominandola, la sensazione emotiva sottostante.
a cura di Nicoletta Cinotti
anche questa riflessione è molto importante, utile e significativa. Ognuno di questi contributi aggiunge ricchezza a chi legge, Grazie di cuore
Questo articolo, m ha risvegliato un ricordo:” la Comunicazione non Violenta” di Rosemberg, nel suo libro “le parole sono finestre (oppure muri)”, chiamata comunicazione empatica come processo di risoluzione dei conflitti. Ve lo consiglio l’ho trovato molto interessante quando introduce l’importanza del linguaggio giraffa (quindi empatico) come sostituzione al nostro linguaggio sciacallo basato su giudizi, paragoni, punizione, peccato, colpa, condanna, etc. se invece, immaginassimo di utilizzare un linguaggio che mette al centro della qualità la relazione i sentimenti, i bisogni della persona, con le nostre parti intere, nel tentativo di stabilire una connessione.con noi stessi
……. Quanta pace ci sarebbe.. e quanta purificazione in tutti i contesti sociali.
L’autore poi indica i 4 passaggi da adottare per apprendere la tecnica, ma c’è anche il manuale dove spiega come esercitarsi.
Io l’ho praticata con un gruppo a Roma per un anno e vi assicuro che entrando in questo processo, anche difficile da assimilare, si diventa veramente tutti più tolleranti e pacifisti.