
Ci sono cose che non possiamo fare a meno di tenere vicino. Oggetti quotidiani che abbiamo voglia di raggiungere subito, perché sono utili, perché sono comodi. Oppure perché il loro uso è frequente.
Poi ci sono le persone che teniamo vicine al cuore: perché le amiamo, perché ci sono care, perché ci fanno compagnia. Perché c’è un gesto che facciamo mille volte al giorno e che dimentichiamo di ascoltare: il gesto dell’avvicinare e quello dell’allontanare. Allontaniamo quello che non ci serve più, lo riponiamo nei cassetti, negli armadi, nella libreria, del dimenticatoio, luogo ben conosciuto da tutti, malgrado il nome.
Raramente ci diciamo che quello che allontaniamo può nascondere due emozioni, entrambe avversative: rabbia e paura. Ci mettiamo lontani da quello che ci spaventa. Teniamo sotto controllo la rabbia allontanandoci dalla sua fonte. Evitiamo.
In realtà in ogni momento avviciniamo quello che ci fa sentire sicuri, quello che è vicino al cuore e allontaniamo quello che ci fa paura o rabbia. O che, semplicemente, ha perso il suo senso.
È per questo che il distanziamento sociale ci appare così assurdo: ci chiede di stare lontani, di avvicinarsi con cautela, proprio rispetto alle persone che, invece, vorremmo più vicine. Ci chiede di pulire, disinfettare i nostri oggetti di uso quotidiano. Ci chiede, in una parola sola, di invertire la relazione tra distanza e cura. Sembra una nemesi: è perché siamo stati tanto lontani dalla consapevolezza della ferocia con la quale stavamo al mondo che, adesso, diventa indispensabile essere totalmente consapevoli della vicinanza e della distanza.
Alcuni la chiamano limitazione della libertà. Certamente se intendiamo la libertà come l’essere totalmente diretti dalla propria personale volontà questa è una limitazione. Se, invece, per libertà intendiamo la possibilità di scegliere con consapevolezza distanza e vicinanza, non siamo mai stati più liberi o meglio, non siamo mai stati più invitati alla consapevolezza della libertà.
Certamente questa libertà richiede che mente e cuore stiano vicini: altrimenti le ragioni della mente saranno opposte a quelle del cuore. Ma, come dice Emily Dickinson, quando la mente vive del cuore è ben nutrita.
La mente vive del cuore (…) se questo è robusto la mente è grassa…se il cuore lesina, l’ingegno deperisce. Emily Dickinson (1355)
Pratica di mindfulness: Addolcire, confortarsi, aprire
© Nicoletta Cinotti 2020 La mattina dopo: ritrovare le parole: distanza
https://www.nicolettacinotti.net/eventi/la-mattina-dopo-ritrovare-le-parole-distanza/