Negli anni sessanta agli albori degli studi sugli aspetti psicosomatici dei tumori,uno psicanalista Claus Bahne Bahnson notò che i malati neoplastici, rispetto a controlli o malati di altre patologie somatiche, utilizzavano con maggiore frequenza diversi meccanismi di difesa psicologici per difendersi da stati di conflitto, ansia e angoscia. Nei soggetti con cancro rilevò un maggiore uso di meccanismi psicologici che tendono a reprimere reazioni comportamentali aperte.
La ricerca sulla personalità ha preso una strada diretta a valutare più concretamente l’effettiva presenza di un modello di personalità ritenuto specifico, definito personalità di tipo C. ll tipo C è caratterizzato da un insieme specifico di atteggiamenti (accondiscendenza,pazienza,passività), di tratti emozionali (scarsa espressione della rabbia) e di reazione psicobiologica allo stress (iperattivazione dei sistemi neurovegetativi con diminuzione della risposta immunitaria).
Gli studi condotti dai vari Autori hanno concluso che la personalità sia un fattore di rischio che si può affiancare all’esposizione a vari fattori di rischio ambientale.
L’incidenza di eventi stressanti
Che l’incidenza di eventi stressanti favorisca lo sviluppo di malattie tra cui il cancro è un dato su cui si è indagato per decenni, trovando nella maggioranza dei casi conferma sperimentale.
• alcuni eventi occorsi nelle fasi precoci della vita (traumi affettivi, perdita dei genitori, frustrazione nelle relazioni di attaccamento con le figure significative) avrebbero importanza nel modulare non solo lo sviluppo della personalità ma anche le modalità di reazione psicobiologica agli eventi stressanti nel corso dell’esistenza
• gli avvenimenti della vita implicati come possibili cofattori nell’etiopatogenesi del cancro sono caratterizzati da elevata gravità e principalmente da eventi di perdita emozionale (es.morte di persone care,gravi perdite simboliche come ruolo,potere,stima,identità).
• la reazione individuale all’evento è l’elemento più importante nel definire le possibili conseguenze dell’evento stesso. Le reazioni caratterizzate da sensazione di subire passivamente, di non essere capaci di controllare l’evento, da inermità e disperazione, potenziano gli effetti negativi di qualunque evento stressante (a causa di attivazione di vie psiconeuroendocrine con conseguenze sui processi difensivi biologici dell’organismo).
• il fattore tempo (l’età individuale) si pone come importante elemento di relazione tra stress e malattia: all’aumentare dell’età corrispondono una maggiore possibilità di eventi di perdita ed una diminuzione delle capacità di difesa psicologica, con maggior rischio di reazioni di incontrollabilità e ineluttabilità.
• ammesso che lo stress possa agire come concausa, attraverso quali meccanismi biologici può rendersi possibile un’azione dello stress sull’organismo? Probabilmente attraverso l’interazione SNC-sistema neuroendocrino-immunitario-neoplasia.
• perchè solo alcuni individui sviluppano poi una malattia mentre la maggioranza no? La risposta individuale allo stress media in maniera evidente la patogenicità dell’evento stressante
Nell’uomo lo stress emozionale deprime i linfociti natural killer.
I linfociti NK sono ritenuti un importante strumento di difesa dell’organismo contro il cancro. Si trovano nel sangue periferico di ogni individuo e sono dotati di attività citotossica spontanea contro cellule bersaglio; sono un mezzo fondamentale della immunosorveglianza.
E’ suggestivo rilevare come vari studi nell’animale e nell’uomo abbiano riscontrato una depressione dell’attività delle cellule NK in varie condizioni di stress emozionale. In particolare una ridotta attività NK è stata osservata in soggetti in stato di lutto per la morte di una persona cara.
La PNEI attualmente ci permette di comprendere come le emozioni si traducono in neuropeptidi che agiscono sul sistema immunitario e stimolano i nostri meccanismi di autoguarigione. Candace Pert nel 1973 ha scoperto un vasto numero di neuropeptidi, mediatori sia di informazioni sia di emozioni, attivi nel sistema nervoso, sangue, sistema immunitario, intestino. Attraverso i neuropeptidi si possono trasmettere emozioni al corpo fisico (sistema endocrino,immunitario,nervoso) mediante la regolazione dell’attività cellulare e dei geni nei cromosomi.
Gli oppioidi endogeni potenziano l’attività dei linfociti NK e inibiscono, agendo su recettori specifici, la crescita e la metastatizzazione di tumori sperimentali.
L’oppio e i suoi derivati agiscono su recettori naturali, specifici, all’interno dell’organismo che è dotato di un sistema endogeno di modulazione del dolore e del piacere-euforia, basato sugli oppioidi endogeni (endorfine). L’esperienza emozionale di piacere e dolore sarebbe modulata a livello biologico dagli oppioidi endogeni.
In condizioni di stress acuto, un’attivazione del sistema degli oppioidi endogeni con forte elevazione delle endorfine, porta ad una transitoria riduzione della sensibilità a stimoli dolorosi, definita analgesia da stress.
In questa cornice è interessante affiancare i dati di una serie di studi che hanno dimostrato come i peptidi oppioidi possano modulare la crescita tumorale riducendo la lastoma
e’ possibile che un aumento del benessere soggettivo, e perchè no, il favorire stati d’animo positivi, possa aiutare pazienti con cancro, non solo a livello psicologico, ma, in qualche misura, anche a livello biologico.
© Luisa Merati 2014