
La fine è nota: sta scritta nel titolo. Amo la bioenergetica da quando avevo 20 anni ed è diventato un sodalizio professionale solido e appassionato. Eppure lascio una delle società storiche italiane della bioenergetica: la Siab.
La prima preoccupazione è perchè questo dovrebbe essere di interesse pubblico e perchè sento il desiderio di condividerlo? Perchè il silenzio, in alcuni casi, può essere ambiguo e può portare all’attribuzione di ragioni che non mi appartengono. Inoltre il mio rapporto con la Siab credo che sia esemplificativo del rapporto che molte persone hanno con società e organizzazioni di appartenenza. Un rapporto che non cresce ma decresce. Se a sessanta anni sei ancora considerata una giovane non ti fanno un complimento: evitano che tu cresca ed evitano che tu sia visibile. E questa è una bruttissima abitudine tutta italiana.
Crescita o decrescita?
Credo che ogni scuola di specializzazione abbia due compiti: il primo compito è formare alla professione. Il secondo compito è avviare e far crescere le persone che ha formato, per stare in una relazione fertile e reciproca. Non è stata questa la mia esperienza in Siab ( e credo che molti altri potrebbero condividerlo). Una volta che hai finito la formazione e non sei più un cliente pagante, diventi un potenziale concorrente. Da tenere sotto controllo e da tenere dentro il pensiero dominante. E il pensiero dominate in una società di specializzazione in psicoterapia è una faccenda complicata. Perchè la psiche è storica: cambia. Tutto ciò che ha validità scientifica deve essere aggiornato e, invece, nella maggioranza delle scuole di psicoterapia, ci si muove con la logica biblica della fedeltà al pensiero del fondatore.
Uccidendo così la possibilità di un rinnovamento e mettendo le briglie a tutte le fronde emergenti che gli allievi portano dentro la società stessa. La domanda però è cosa succede quando tutta la prima generazione – quella dei fondatori – è morta? Abbiamo coltivato un pensiero nuovo? Abbiamo permesso che l’intuizione originale – geniale – di Lowen cambiasse e crescesse o abbiamo messo delle toppe alle incrinature che il cambiamento di paradigma clinico sta portando? Ognuno di noi deve ovviamente trovare la propria risposta: non pretendo che la mia risposta sia valida per tutti. Le mie domande però credo che possano interessare più persone. In ogni caso la mia risposta è che la novità è guardata con sospetto se non con sincera paranoia.
La storia di Micene
Le scuole di specializzazione assomigliano alla città di Micene: più sono piccole e più sono arroccate. La città stato di Micene aveva fortificazioni che la rendevano inaccessibile dall’esterno. Ciò che la distrusse infatti non furono gli attacchi dei nemici esterni ma i conflitti sorti all’interno della famiglia reale. Giusto per nominare i personaggi, re di Micene era Atreo che fu insediato attraverso un segno del destino e come prima cosa iniziò a perseguitare Tieste, suo rivale al trono. Direi che spesso nell’avvicendarsi dei Direttivi, all’interno delle organizzazioni, succede la stessa cosa. I nuovi non imparano dai vecchi ma si preoccupano di cambiare tutto – anche le cose che funzionano – e di sospettare delle persone che sono legate ai predecessori. Con inevitabili conflitti, come quelli che sorsero tra Atreo e Tieste. La storia però continua ed è attualissima anche se parliamo di personaggi dell’antichità. Atreo ebbe due figli: Agamennone che sposò Clitennestra e Menelao che sposò Elena, la fatidica Elena della guerra di Troia. Dieci anni per riportarla a casa. Inutile dire che Freud litigò con tutti i suoi allievi più brillanti che, per poter dire la loro, furono costretti a fondare una nuova scuola. Jung, Adler, Reich, Melanie Klein. Solo Anna Freud, sua figlia, superò la fatidica prova fedeltà.
Agamennone, ritornato vittorioso dopo la guerra di Troia, fu accolto con un red carpet e ucciso dalla moglie Clitennestra nella vasca da bagno (non ci si può mai rilassare quando si ha il potere!). Clitennestra lo odiava perchè aveva chiesto il sacrificio della loro figlia, Ifigenia. Un sacrificio che non si rese necessario ma che nutrì l’odio di Clitennestra per il marito. Egisto (l’amante) e Clitennestra regnarono ancora per degli anni fino a che Oreste, figlio esiliato di Clitennestra e Agamennone tornò per vendicare il padre, uccidendo la madre e Egisto (e dopo non se la passò per niente bene!). Dopo circa sessanta anni dalla caduta di Troia – la grande vittoria di Agamennone – cadde anche Micene. Nessun nemico esterno ma molti nemici interni la distrussero. Ognuno potrebbe – senza troppa difficoltà – riconoscere nella storia di Micene la storia della propria scuola di specializzazione. E la storia dei conflitti tra generazioni: anziché rapporti in cui cresce l’amore, rapporti in cui viene nutrita l’avversione. Io non sono Oreste: me ne vado, stanca di esilio.
Lottare per il potere?
La cosa più assurda di chi ha potere è pensare che gli altri abbiano lo stesso interesse e la stessa motivazione ad avere potere. È inconcepibile che possano esserci altre motivazioni. Magari motivazioni etiche, professionali o di credibilità scientifica. Lascio la Siab perchè sono stanca di comunicazioni basate sulla sfiducia, sul sospetto e su una logica in cui il controllo passa attraverso la disapprovazione. Lascio la Siab perchè la bioenergetica è un approccio, una filosofia corporea e non è patrimonio delle scuole di specializzazione. Lascio la Siab perchè non ha investito nella ricerca e ha guardato come se fosse infettivo chi ha cercato di studiare, di integrare e di “contaminare”. Lascio la Siab perchè un mio progetto (un Master di Bioenergetica e Mindfulness) ha incontrato ostacoli assurdi e ricevuto commenti pubblici poco onorevoli. Che senso ha rimanere socia di una società che non apprezza il tuo lavoro?
Lascio la Siab perchè è rimasta chiusa come Micene, incapace di dialogare con gli altri approcci se non per poter dire, alla fine “non hanno niente da insegnarci”. Lascio la Siab perchè non ha dato il patrocinio ad una mia iniziativa (né a quelle di altri ma mal comune non è mezzo gaudio) temendo qualcosa che non riesco a immaginare. E se, dopo tutto il tempo che ho passato in questa società, non merito un patrocinio credo che sia arrivato il momento di separarsi e di dire perchè amo la bioenergetica. Perchè, anche se ce lo fanno credere, la Siab non è la bioenergetica. La bioenergetica è un’idea innovativa, originale, antesignana che, nell’America degli anni ’50, ha detto “per cambiare la mente devi passare dal corpo”. Amo la bioenergetica perchè sono un’intellettuale che se non avesse trovato un modo per tornare al corpo sarebbe rimasta prigioniera della sua mente. Una mente acuta e infelice.
Amo la bioenergetica perchè mi ha riportato ad una vitalità essenziale, perchè ogni giorno mi ricorda che la strada dello sciogliersi delle contrazioni muscolari croniche è una strada quotidiana, non episodica. E domestica: ogni giorno ciascuno di noi, a casa sua, può curarsi se solo ha imparato ad ascoltare il proprio corpo. Senza altro manuale di istruzioni che l’ascolto gentile di se stessi.
La gratitudine
Chiunque voglia crescere in Siab deve offrire del lavoro volontario e gratuito: un’ottima cosa. Peccato però che questo lavoro non susciti gratitudine ma rimproveri, controllo e sospetto. Ho organizzato due training e le pressioni a cui sono stata sottoposta per fare un lavoro, appunto, volontario, non sarebbero state giustificate nemmeno se avessi ricevuto uno stipendio d’oro. Perchè erano pressioni che si basavano su umori, gusti e preferenze strettamente personali espresse in maniera offensiva.

Sono anche grata alla Siab. Sono grata perchè tutte le frustrazioni che ho ricevuto mi hanno aiutato ad aumentare la mia resilienza. Sono grata di non essere stata pubblicata perchè questo mi ha spinto a far nascere il mio blog. Sono grata a Gabriella Buti Zaccagnini, mio mentore e amata analista che ha saputo insegnarmi l’indipendenza di giudizio senza mai mettere le sue idee dentro la mia testa. Anche se questo non era per niente facile, nel momento in cui veniva eliminata dal Direttivo. Sono grata ai colleghi che ho incontrato e con i quali ho imparato tante cose, all’entusiasmo e alla allegra pazzia dei nostri convegni. Sono grata perchè, malgrado tutto, la Siab ha prodotto tanti figli unici, persone che, nel tempo, sono state in grado di camminare con le proprie gambe, di cercare la propria strada. Sono grata alla Siab perchè ha allevato un gruppo di disobbedienti: le difficoltà, se non superano una certa soglia, aiutano l’autonomia. Anche la Siab dovrebbe essere grata al suo gruppo – esterno e nutrito – di disobbedienti: non permetteranno che la bioenergetica muoia, indipendentemente da quello che accadrà a Micene. Perchè a me (direi a noi) avere Micene non interessa: interessa la bioenergetica.
Perchè dirlo forte?
Perché rendere pubblica questa scelta, perché dirlo forte? Lo dico forte perchè, in questo lungo rapporto, tutta la mia riserva di pazienza si è esaurita. Lo dico pubblicamente perchè voglio sentirmi libera di andare in una direzione personale senza che ci siano equivoci. Dopo una separazione ci si può ri-sposare. Non so se lo farò ma di sicuro avverrà dopo che avrò dichiarato la fine del rapporto: non riesco a tenere il piede in due scarpe. Non critico chi lo fa: solo io non riesco a farlo. Lo dico forte perchè sia chiaro che, uscire dalla Siab, non significa non essere più bioenergetici. (Non si smette di essere bioenergetici perché si integra la bioenergetica con altri approcci clinici: si smette solo di essere chiusi.) Quello è un titolo di studio che, una volta assegnato, non può più essere tolto. Significa che non sono più socia di questa Società nella quale ho sempre dovuto dimostrare di essere innocente non avendo mai commesso nessun reato.
Non mi separo dalle persone che, se vorranno avere un rapporto personale e professionale con me, sarò ben lieta di incontrare. Gli affetti costruiti negli anni con i colleghi che ho conosciuto non sono soggetti a separazione e sono, credo e spero, forti come prima. Ogni separazione comporta delle perditi imprevedibili. Molte persone separandosi dal partner scoprono di aver perso anche degli amici. Può darsi che questo succederà anche a me. Troverò però nuovi amici e soprattutto avrò reso onore al mio sottile, tenace, onesto, desiderio di congruenza e libertà.
© Nicoletta Cinotti Camogli 23 Agosto 2018
Questo è il libro che dedico al mio rapporto con la Siab: Nicoletta Cinotti, Corrado Zaccagnini (a cura di), Analisi bioenergetica in dialogo, Franco Angeli Editore