
Aspettare non è uno sport facile. Richiede diverse abilità e non saprei dire se io sono brava in questo sport che pratico molto spesso. L’altro giorno, in una delle mie attese, ho capito perché aspettare può essere così difficile: stavo aspettando qualcosa di meglio di quello che immaginavo ci fosse. Non ero in attesa di qualsiasi cosa: volevo una cosa specifica e, possibilmente, volevo che fosse migliore di quella che avevo paura accadesse. Non era la pazienza della perseveranza. Era la pazienza dell’aspettativa. La differenza tra le due sta nella qualità della speranza.
Persevero nel fare qualcosa perché ho la speranza che mi faccia bene. Una speranza alimentata dalla fiducia e dall’apertura: non sempre succede qualcosa – anzi molto spesso è come seminare senza sapere quale seme spunterà – ma la speranza e l’apertura nutrono la mia pazienza e la mia perseveranza.
Altre volte la speranza non ha quella qualità fiduciosa: speriamo che le cose vadano proprio come vogliamo noi. Speriamo che prendano quella direzione. Che ci portino a quel risultato. Ma quella non è speranza. è una aspettativa che rende la pazienza un elastico pronto a rompersi al minimo disguido. È una speranza che nutre l’irritazione.
C’è poi un tipo di pazienza che non voglio proprio praticare: è la pazienza del rimandare, in attesa del momento giusto. La pazienza del procrastinare. Non credo che ci siano momenti giusti. C’è il momento in cui la vita bussa alla porta: in quel momento bisogna aprirla la porta. Non possiamo dire “non sono pronta, ripassa”. Dobbiamo cogliere l’invito e l’invito è la richiesta a partecipare ad un evento della vostra vita. Pensavo questo nella sala d’attesa del Pronto Soccorso. Non ero lì per me ma perché c’era stato un invito al quale non potevo dire di no. E ho visto che ci sono tanti modi di aspettare: tanti quante erano le persone in attesa.
Un invito è una richiesta a partecipare o a occuparvi di un particolare evento. L’evento è la vostra vita. Frank Ostatseski
Pratica del giorno: La consapevolezza del respiro e del corpo
© Nicoletta Cinotti 2019 Il protocollo MBSR a Genova e a Chiavari