
Cresciamo con la convinzione che la felicità sia un premio che arriva dopo esserselo meritato. Questo la trasforma in una sorta di miraggio che inseguiamo e che, malgrado i nostri sforzi, rimane sempre alla stessa distanza da noi: una distanza che sembra non colmabile.
Dietro sta una visione di noi e della nostra mente. La visione che la nostra natura, il nostro carattere, le nostre qualità di base vadano migliorate, educate, sviluppate attraverso lo sforzo costante. Così finiamo per avere dentro di noi una specie di allenatore sempre pronto a criticare i nostri risultati e a darci nuovi obiettivi.
Come sarebbe se invertissimo il percorso? Se ci domandassimo dove risiede, dentro di noi e non fuori di noi, la nostra felicità? Come sarebbe se, prima di partire per una nuova impresa, prima di iniziare una nuova giornata, nella nostra pratica, cercassimo dove sta la felicità già raggiunta, quella già sperimentata e posseduta. Come sarebbe se partissimo da quello che siamo anziché da quello che dovremmo diventare?
Questo ci permetterebbe di muoverci contando sulle nostre risorse anziché sulle nostre mancanze. Sulla gratitudine anziché sulla insoddisfazione. Sulla fiducia in se stessi anziché sullo sforzo. Forse abbiamo paura di non essere abbastanza motivati e per questo preferiamo usare il bastone invece della carota. Oggi, solo per un giorno, prova a partire da tre invece che da zero. Da quelle tre cose di te che brillano e ti rendono felice. Corri per un giorno il rischio che varrebbe la pena correre tutti giorni: il rischio di vedere quello che abbiamo anziché da quello che ci manca. Il rischio della gratitudine.
La gratitudine è la radice della gioia…Non è la gioia che ci rende grati; è la gratitudine che ci rende gioiosi. David Steindl Rast
Pratica di mindfulness: Cullare il cuore
© Nicoletta Cinotti 2018 Il protocollo MBCT. Serata di presentazione gratuita Genova, giovedì 4 Ottobre alle 20
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