
Forse, mi sono detta, dovrei fare un elenco degli strumenti che ci liberano dai punti in cui rimaniamo incastrati.Qualcosa di breve e pratico che serva giusto per avere un po’ di spazio vitale. È un elenco totalmente inutile se manca dell’unico ingrediente che può essere solo personale: il coraggio. Osare. Rompere l’evitamento esperenziale e provare a fare qualcosa di nuovo.
In realtà qualsiasi strumento è inutile senza la persona che lo usa abilmente. E quando siamo incastrati spesso quello che ci manca è proprio il coraggio. Facciamo come i pesci che per liberarsi dalla rete in cui sono impigliati finiscono per rimanerci ancora più avvolti.
Ecco il primo strumento: non lottare. Lottare energizza le nostre difese e le nostre difese ci lasciano intrappolati perché ci fanno combattere un nemico non più presente.
Il secondo strumento è lasciar andare: non cercare di avere l’ultima parola. Oppure avere un’ultima parola: basta così. Basta quello che abbiamo provato. Non sarà l’ultimo tentativo quello definitivo.
Accettare: se le cose non sono cambiate finora la possibilità che cambino improvvisamente da ora in poi è bassa, sempre più bassa man mano che passa il tempo.
Addio sensi di colpa: l’emozione più narcisistica del mondo. Nasce con l’idea che siamo indispensabili e in realtà vuole proteggere un’immagine grandiosa di noi. È autorizzato il rimorso, quello che si prova quando ci rendiamo conto di aver fatto male a qualcuno o a sé stessi. Il senso di colpa è quella cosa che proviamo dopo aver mangiato il gelato e siamo preoccupati di ingrassare. Tanto mangeremo un altro gelato prima o poi.
Se non siamo felici non c’è qualcosa che non va: succede a tutti. Lascia perdere i tentativi di essere felice rapidamente perché in genere fanno malissimo alla salute. Se provi gratitudine sei già un po’ più felice. Se provi gratitudine per quello che c’è sei già un po’ meno incastrato.
Fai attenzione al processo più che al contenuto. Noi siamo appassionati di storie e ci innamoriamo della trama. Succede così anche nella nostra vita. E se invece che il contenuto, la trama, fosse più importante il processo? Il modo con cui entriamo in relazione con l’esperienza? Guardi con superiorità o inferiorità quello che ti succede? Sei intimo con l’esperienza o la eviti? Ti senti piccolo o grande? Ti fidi di quello che percepisci? Riconosci i segnali di pericolo?
Infine, last but not least, non è necessario cambiare. Basta essere consapevoli perché il cambiamento di sviluppi in modo auto-regolato. Lo so che non ci credi ma è così. Perché quando diventiamo consapevoli si apre lo spazio di possibilità. Quello che si riduce quando siamo incastrati e aggrappati alla storia che ci siamo già raccontati mille volte. Ecco essere incastrati è proprio questo: raccontarsi sempre la stessa storia. Cambiano i personaggi, ma la storia rimane sempre uguale. Qualche volta anche comprare un quaderno nuovo aiuta. Ci ricorda che ogni giorno è una pagina non ancora scritta.
Siamo tutti sulla stessa barca. potremmo pensare che qualcuno di noi non lo è. Invece no. Siamo tutti sulla stessa barca. E, come diceva Antoine de Saint-Exupéry, se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito. Ecco vorrei che avessi questa nostalgia. La nostalgia per la libertà.
Pratica del giorno: Arco e bend over
© Nicoletta Cinotti 2019 Scrivere la mente