
Quando cominciamo a diventare meno disponibili ad imparare? Quand’è che incominciamo a fidarci più delle nostre difese che della novità del momento presente? Quando pensiamo di non aver più bisogno di cambiare strada o di arricchire quella che stiamo percorrendo con altri elementi?
Per alcune persone potremmo dire che questo momento non avviene mai e per altre, invece, che coincide con l’ingresso nel mondo adulto. Eppure è un gran danno. Un danno di cui si parla pochissimo. Se dovessi dire però quello che fa la differenza nella cura e nell’efficacia della cura, è proprio quanta disponibilità ad imparare ha la persona che mi trovo davanti. Non è la gravità dei suoi sintomi ma quanto è aggrappata al suo modo di funzionare. Quanto è convinto – esplicitamente o implicitamente – che la sua soluzione sia la migliore.
Può sembrare strano ma la convinzione che la nostra soluzione sia la migliore, che la nostra strada sia la migliore è una delle convinzioni più profonde e radicate che abbiamo: magari lottiamo contro un profondo senso di inadeguatezza eppure rimaniamo aggrappati alle nostre idee come se fossero la miglior scialuppa di salvataggio al mondo.
Perché lo facciamo? Perché passiamo anni aggrappati ad idee, relazioni, cose che ci rendono infelici? Perchè non accettiamo di imparare qualcosa di nuovo, di diverso? Perché non ci apriamo anziché chiuderci, al fine di poter cambiare?
Credo che sia perchè abbiamo paura del vuoto. Di quello spazio che necessariamente è vuoto, tra il momento in cui lasciamo andare il vecchio e il momento in cui mettiamo i piedi su una nuova terra, su una nuova risposta. Imparare presuppone l’incontro con quel vuoto con quella impreparazione che tanto temiamo perchè abbiamo paura che risvegli il mostro del senso di inadeguatezza che dorme dentro ognuno di noi. Senza quel vuoto, quell’intermezzo in cui siamo principianti, nessun cambiamento è possibile.
Così a volte dovremmo dirci, quasi quasi mollo tutto e divento felice. Che non vuol dire lascio il lavoro, il partner, la casa, l’Italia. Vuol dire la smetto di aggrapparmi a quello che di vecchio conosco sulla vita e guardo ogni momento come se fosse appena iniziata la mia vita.
Anzi è iniziata: oggi è il primo giorno del resto della nostra vita.
La parola disciplina viene da discepolo che connota chi è disponibile ad imparare. Così, se utilizziamo una certa disciplina quando pratichiamo la mindfulness e se siamo consapevoli di quanto sia arduo mantenersi in una costante presenza rispetto al succedersi degli eventi nella nostra vita, stiamo allora attivamente creando le condizioni per imparare qualcosa di fondamentale dalla vita. Ogni atto della vita diventa infatti una pratica meditativa, la meditazione diventa il maestro e tutto quel che accade in ogni momento è semplicemente il curriculum del momento. Jon Kabat Zinn
Pratica di Mindfulness: Centering meditation
© Nicoletta Cinotti 2018 Il Protocollo MBSR di primavera
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