
Alla fine
il mio scopo
è
non tenere niente indietro.
Il mio obiettivo:
vivere
migliaia di anni,
non in successione
ma in
ogni respiro.
Questo è stato l’insegnamento nel morire e nel risvegliarsi: non trattenere nulla. Incontrare ogni momento con tutto quello che sono. Perché chi siamo, se offerto completamente, è una chiave che si adatta perfettamente alla porta che apre nuovi scenari al di là dell’ordinario. Panorami dove tutto brilla con un confine di realtà che rende la vita quietamente meravigliosa. Ho imparato che non trattenere nulla sblocca la meraviglia e quel lato nascosto dell’esperienza che chiamiamo gioia. (…)
Se guardo indietro la mia prima comprensione del non trattenere nulla è stata da adolescente, quando giocavo a basket. C’è qualcosa – nel non trattenere – che riguarda lo sforzo fisico. Riguarda l’impegnarsi al massimo, dare tutto senza preoccuparsi del fatto che potremmo fallire o di come possiamo venir giudicati. Quella è stata la prima esperienza in cui mi sono buttato completamente in qualcosa e mi sono abbandonato in quel buttarmi. C’era qualcosa di vitale in quel completo abbandono, nel seguire l’ondeggiare di quella palla nell’aria, che metteva insieme tutte le cose.
Dopo ho iniziato a vivere senza trattenere nulla in un altro regno: quello della mente. Questo sforzo riguarda le domande e i segreti che, quando trattenuti, ci sembrano limiti e legacci ma che quando vengono espressi ci permettono di sentire la rete di relazioni in cui siamo immersi. Questo non frenare riguarda il rischio, continuo, di dover rompere e riorganizzare il nostro modo di stare nel mondo, il nostro modo di vederlo.(…)Ogni fase della vita ha il proprio modo di pensare: un bozzolo che, proprio perché completamente abitato, viene poi rotto e trasformato in qualcosa d’altro. Questi gusci si trasformano in una geografia più grande dell’universo: ci limitano e ci soffocano solo se diventano il nostro mondo intero.
A volte però non vogliamo rompere il nostro vecchio modo di pensare: diventiamo aggrappati ad una forma o all’altra di pensiero come se fossero dei bozzoli protettivi mentre invece soffocano e piegano la nostra esistenza togliendoci spazio di movimento… nel regno della mente non trattenere significa poter dire “Non capisco” oppure “Il mio modo abituale di pensare non funziona” e lasciarlo andare. Non trattenere riguarda il coraggio di aprirsi e vedere cose nuove; significa essere disponibili a riconfigurare la nostra immagine mentale continuamente per rimanere vicini all’autenticità pulsante del mondo in continuo cambiamento. Mark Nepo
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