Qualche tempo fa Freddy Torta ha lanciato una campagna FB con l’hashtag #chevivalowen. Me la sono persa per un po’ e poi, rimproverata bonariamente per la mia distrazione, ci sono entrata dentro (e non so se questo farà piacere davvero all’amico Freddy!:-)). Cos’è, mi sono chiesta, che tiene viva la bioenergetica? Perché certamente non vogliamo solo che sia abitata dalla fedeltà ad una persona – l’amato Lowen – ma vogliamo che sia una esperienza viva e vitale.
Questa dev’essere la stessa domanda che si sono fatti gli psicoanalisti quando, dopo moltissimo tempo in cui hanno occupato in maniera esclusiva la scena, si sono trovati di fronte alla marea crescente dei cognitivisti e dei nuovi approcci clinici. Questa è la domanda che dovremmo farci tutti quando amiamo un’idea e vogliamo che rimanga autentica e viva.
Come pensatori illuminati separiamo, purifichiamo e opponiamo per amore della chiarezza. Cosa succederebbe se percorressimo un sentiero diverso e mischiassimo, contaminassimo e unissimo per amore della complessità? Francisco Varela
Anche se può sembrare strano ogni idea, perchè sia viva, ha bisogno di contaminarsi, sporcarsi, entrare in contatto con ciò che è diverso ed estraneo. Un’idea che rimane pura è un’idea cristallizzata e diventa vintage, per non dire obsoleta. La bioenergetica è disposta a contaminarsi? È disposta ad entrare in dialogo con ciò che sembra lontano e diverso? Certamente se guardo le singole persone posso dire di sì: molti colleghi si “sporcano le mani“, mischiano, contaminano, per amore della complessità, della novità e della cura. Sì, della cura perchè la psiche è storica, cambia nel tempo e non possiamo pensare che una psiche contemporanea possa essere curata come veniva curata 80 anni da fa Lowen. Il problema, come sempre, sta nella flessibilità: i singoli sono flessibili perchè sono piccoli. Il singolo psicoterapeuta che ogni giorno incontra i suoi pazienti sa che deve cambiare, che deve trovare risposte originali e tailored proprio su quella specifica situazione. Le organizzazioni lo sanno? Oppure pensano che il loro scopo principale sia il mantenimento della fedeltà ad una idea?
Ai posteri l’ardua sentenza. Per quello che mi riguarda sono orgogliosa di essere una bioenergetica che non ha paura di “sporcarsi le mani”. E credo che, come me, ce ne siano tanti. Sono orgogliosa di mischiare bioenergetica e mindfulness e questo non mi ha reso meno bioenergetica: mi ha reso più vitale, meno imbalsamata, meno rigida.
E tu, collega bioenergetico, come ti sporchi le mani?
Nell’ armamentario terapeutico c’è posto per ogni tecnica. Tutte funzionano qualche volta. Nessuna funziona sempre. La cosa importante però è come intendiamo i processi vitali e noi stessi. Alexander Lowen 1973
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