
Un mio amico medico mi ha raccontato che quando si rianima un paziente o si lotta per curarlo, si usa la metafora della balena. Un modo per parlare di come sta andando senza usare parole che potrebbero spaventare il paziente.
Così dicono “la balena tira forte” oppure “la balena ha lasciato la presa” o “attenzione alla coda della balena “ e altre frasi simili per dirsi cosa fare. La metafora però rende bene l’idea della fatica fisica e meta-fisica che si fa quando una persona che amiamo si ammala e “lottiamo “ contro la morte anche se sappiamo che prima o poi vincerà.
Lottiamo lo stesso. È la nostra “Metis” il nostro astuto istinto di sopravvivenza che vuole farcela. Rimane una grande stanchezza perché, anche se sapevamo, abbiamo lottato lo stesso. Non è possibile fare altrimenti: non avremmo stima di noi se ci arrendessimo senza lottare.
Dopo beviamo il lutto a sorsi. A volte piccoli, a volte grandi. Mai tutto insieme perché, se lo facessimo, la balena ingoierebbe anche noi. E in alcuni momenti possiamo addirittura desiderare che lo faccia, che ci porti via
Questo non vale solo per la morte fisica, che è la “grande morte”ma anche per le “piccole morti”: perdite, fallimenti, separazioni. Anche le piccole morti ci fanno lottare. E stancare tantissimo. Sappiamo che la fine è nota ma non possiamo rinunciare a lottare. E anche dopo che tutto è finito i ricordi, gli oggetti, tutto quello che ci circonda è pronto a farci riprendere la lotta. Mille volte riprendiamo a lottare e mille volte dobbiamo ricordarci che è solo la resa alla realtà che ci rende liberi
Lottiamo perché non vogliamo che vinca la balena. In quei momenti siamo, come Pinocchio, sull’orlo di una trasformazione. Sull’orlo della trasformazione che viene dopo una perdita. Così, in mezzo a quella grande stanchezza, può sembrarci che l’unica soluzione sia chiuderci. Un ritiro riparativo che è come quello della farfalla nel bozzolo prima della trasfprmazione. Il cambiamento sta bussando alla nostra porta con la mano della perdita. Perchè sappiamo che, dopo, non saremo comunque uguali a prima. Saremo diversi. Forse migliori, forse peggiori. In ogni caso diversi
© Nicoletta Cinotti 2023 Addomesticare pensieri selvatici