
Molte persone mostrano una grandissima generosità nelle relazioni. Sono gratificanti, oblative, generose e…sfinite. Danno esattamente quello che vorrebbero ricevere ma non lo chiedono. Pensano che dare il “Buon esempio” sia sufficiente a spingere gli altri a fare altrettanto. Ma non funziona così. La gratitudine non è una regola basata sull’esempio.
La gratitudine è un’emozione basata sulla profondità del sentimento e sulla sensazione di piacevolezza. Ricevere può non colmare l’avidità di chi riceve e nemmeno colmarne il bisogno. A volte può addirittura aumentare la fame. Impostare una relazione dove, a corrente alternata, o ci sono io o ci sei tu non è una garanzia di salute, né di relazione. Ci porta in un clima di giustizia distributiva che dà a te le stesse patatine che dà a me indipendentemente dal fatto che io ne abbia o meno bisogno.
Quando siamo in una relazione a volte la generosità eccessiva nasconde la fatica di mostrarsi, il timore di non essere considerati adeguati e può spingere a dare non per generosità ma per “tenere al caldo la relazione” fino al momento in cui ci sentiremo pronti ad entrare davvero nel rapporto.
Perchè essere in relazione presuppone una qualità di apertura che non ha niente a che vedere con il dare ma con la nostra fiducia. Non ha niente a che vedere con le storie passate, che possono aver reso calloso il nostro cuore. Ha tutto a che vedere con il presente in cui ci permettiamo di essere in contatto, di essere intimi, di praticare Apri. Nel momento in cui apriamo possiamo accorgerci di cosa fa indietreggiare il cuore, e dove si attacca la mente. Proviamo ad entrare in questa dimensione di apertura quando ci sentiamo attaccati, senza tagliare fuori la rabbia dai domini della conoscenza. Meno emozioni taglieremo fuori dalla nostra consapevolezza e più potremo percorrere il misterioso territorio del noi senza scandalizzarci delle nostre emozioni e di quelle altrui.
Siamo avvezzi a una forma di intimità costruita a partire dai contenuti delle nostre vite, le esperienze condivise. Abbiamo imparato a tesaurizzare, a bramare, questa intimità costruita. Eppure, non appena rilasciamo l’attaccamento, l’esperienza relazionale diventa molto immediata. L’aggettivo «immediato» deriva dal latino immediatus, in e mediatus, che significa che nulla si interpone, che non c’è niente tra–cioè che brame e paure non ci separano. Gregory Kramer, Mindfulness relazionale
Pratica di mindfulness. LASCIAR ANDARE
© Nicoletta Cinotti 2022 Il silenzio come cura