
Mi immagino il cuore come una distesa. In alcuni casi è un prato verde, in altri una duna di sabbia, in altri ancora un manto innevato. In ogni caso quello che accade lascia un’impronta. Un’impronta diversa a seconda della vulnerabilità del terreno e della forza del segno. Alcuni cuori sono tanto transitati, altri molto meno: riconosci il segno di ognuno dei passaggi.
Quando iniziamo una psicoterapia cerchiamo di riconoscere cosa è passato su quel terreno, se le tracce hanno fatto danno oppure hanno reso più fertile il terreno e smosso produttivamente quello che era troppo fermo. Riconoscere le impronte non è sempre facile. Un po’ come succede quando vai nel bosco; potresti cogliere subito i segni più evidenti e non accorgerti di quelli più sottili.
Potresti dare troppa importanza a quello che è immediatamente visibile e non mettere insieme tutte le informazioni. Perchè poi, comunque sia, c’è un’impronta più grande, quella che raccoglie tutte le impronte e che fa la differenza. L’impronta più grande che ci racconta se quello che è successo è diventato saggezza o problema. Perché la differenza non la fa ciò che è davvero accaduto. La differenza la fa la presenza dell’impronta più grande, quella che è più grande del nostro stesso cuore.
L’impronta più grande è quella della compassione.
Se guardiamo dalla prospettiva della compassione ciò che è avvenuto nella nostra vita potremo accorgerci che, nei momenti più difficili, qualcuno ci ha tenuto in braccio, o forse che la nostra self compassion ci ha tenuto in braccio e poi ci ha lasciato camminare sulle nostre gambe appena siamo stati in grado di farlo. Perché la compassione non sviluppa dipendenza ma libertà. La stessa cosa che dovrebbe fare la psicoterapia: sostenerci quando ne abbiamo bisogno e lasciarci camminare sulle nostre gambe quando possiamo farlo. Cosa c’è di più bello che vedere un bambino che fa i primi passi?
Quando si comincia a praticare, il nostro passato, qualunque esso sia stato, il dolore e la sofferenza che ha comportato, tutto questo diventa la base da cui partire per stare nel momento presente con consapevolezza, equanimità, chiarezza e sollecitudine. Abbiamo bisogno del nostro passato: rappresenta l’argilla non ancora cotta nella fornace sul tornio del vasaio. Il lavoro e l’avventura di tutta una vita è quello di non rimanere intrappolati né nel passato, né nelle nostre idee e concetti ma di rivendicare l’unico momento che abbiamo veramente, che è sempre questo. Prendersi cura di questo momento può avere un significativo impatto su quello successivo e quindi sul futuro: il nostro e quello del mondo. Se possiamo essere consapevoli di questo momento, possiamo fare in modo che il prossimo momento sia davvero differente, anche in modo creativo, poiché, grazie alla nostra consapevolezza, sapremo evitare di far pesare su di esso altre aspettative. Jon Kabat-Zinn
Pratica del giorno: Self compassion breathing
© Nicoletta Cinotti 2020 Reparenting ourselves