
Ci sono molti eventi che, nella nostra vita, lasciano un’impronta. Forse ci ricordiamo quando abbiamo imparato a nuotare o ad andare in bicicletta. Ricordiamo le storie della buonanotte e i nostri compagni di scuola. Ricordiamo la casa delle vacanze e quella della nonna.
Queste impronte di memoria costruiscono la storia della nostra vita. Diventano racconti che facciamo a noi stessi e, a volte, agli altri. Questa è la storia esplicita. Queste impronte però hanno anche una storia implicita: gli eventi accaduti ci hanno insegnato come stare in relazione, quali sono i luoghi sicuri e quelli insicuri. Cosa ci piace e cosa, invece, preferiamo evitare. Ci hanno aiutato a costruire una mappa delle nostre capacità e delle nostre qualità e rinsaldato la relazione con le persone significative della nostra vita.
Ma c’è una impronta che contiene tutte queste impronte. È l’impronta della cura. Qualsiasi cosa sia accaduta – bella o brutta – il significato che daremo a quell’evento sarà legato a quanto ci siamo sentiti dentro una cura, dentro una attenzione affettuosa.È questo che farà la differenza: è questo che ci fa sentire a casa, indipendentemente dal luogo in cui siamo. Nessun luogo è estraneo se vediamo che è tenuto con cura. Nessuna persona ci è estranea se vediamo che ha cura nei nostri confronti.
E la cura ha bisogno di due soli ingredienti – necessari per la vita umana – attenzione e amore. Così, quando pratichiamo, rinnoviamo il nostro legame con questa primitiva impronta di cura. Perché, per praticare, dobbiamo stare nel nostro respiro con attenzione e amore. Niente di più che un’attenzione affettuosa. Senza nessuna correzione. Perchè è il continuo tentativo di correggere la realtà che rende la vita faticosa: l’amore è solo un’impronta di memoria
Ciò che si chiede è la disponibilità a considerare con attenzione i momenti presenti, indipendentemente dai loro contenuti, con spirito di generosità, amore verso se stessi e apertura verso tutte le possibilità. Jon Kabat Zinn
Pratica di mindfulness: La consapevolezza del respiro
© Nicoletta Cinotti 2018 Il protocollo MBSR