Ci sono tante ragioni per cui ognuno di noi ama le poesie, ragioni che stanno nelle pieghe della nostra memoria e nello spazio del nostro cuore. Ma, forse, la ragione per cui ognuno di noi ama le poesie e le “parole giuste” delle poesie, è perché queste parole esprimono un sentimento e, esprimendolo, ci permettono di riconoscerlo e comprenderlo meglio. Può essere un sentimento che proviamo in questo momento o che abbiamo provato (o che vorremmo provare) ma il solo fatto che anche qualcun altro abbia sperimentato qualcosa di simile e sia riuscito ad esprimerlo a parole ci connette e apre una nuova prospettiva.
Questo è particolarmente benefico quando siamo impigliati in qualcosa che non riusciamo a comprendere e, per questo, a nominare. Oppure in qualcosa che rimane bloccato e fisso nello scorrere della nostra vita. Qualcosa che, nella sua difficoltà o complessità, non si trasforma ma rimane un eterno presente.
Le parole per dirlo
Tutti noi rimaniamo bloccati in qualcosa, fa parte della nostra esperienza umana: può essere un’emozione, un ricordo, oppure la ripetizione di una modalità relazionale che non funziona ma non abbandoniamo. Questo rimanere bloccati è, molto spesso, la ragione per cui cerchiamo aiuto.
Per sbloccarci e tornare quindi al fluire della vita, allo scorrere delle cose, abbiamo bisogno di ricordare che spesso, la nostra modalità di risposta è attivata da un piccolo interruttore automatico, che dice Si o No e che, a seconda dell’accensione, ci porta a procedere o a fermarsi. Spesso il Si è un indicatore che ci spinge a fluire con le cose, mentre il No ci porta alla stasi e al blocco.
Incredibile pensare che sono due piccole parole, che si formano implicitamente nel corpo, i nostri interruttori: eppure è così. Perché quelle due parole danno significato all’esperienza. Ecco perché le parole sono così importanti…non il vano chiacchericcio che possiamo fare su di noi, ma proprio le parole: quelle poche parole che nascono dalla percezione sensoriale e che descrivono, come una poesia, la nostra esperienza.
Il dialogo interno
Tutti noi sappiamo bene quante parole ospitiamo e che qualità hanno le nostre parole. Spesso, abbiamo una specie di commentatore interno, un radiocronista sportivo, che accompagna ogni gesto e ogni azione con un commento che ha le caratteristiche del “No” o del “Si” di cui parlavo prima. Ci esorta o punisce verbalmente e qualche volta diventa un duro giudice delle nostre azioni. Questo dialogo interno, che spesso fa da colonna sonora alla nostra vita, non è senza effetto. Le parole dure chiudono e bloccano, fanno lo stesso effetto che farebbero se le udissimo pronunciare ad alta voce:paralizzano. Difficile fluire in queste condizioni. Paradossalmente prestiamo molta attenzione alle parole che diciamo agli altri ma dentro di noi abbiamo un eloquio “selvaggio”, a volte impietoso. Come dice Pema Chodron “Se qualcuno dice delle parole dure, qualcosa in noi si irrigidisce: rimaniamo bloccati all’istante. Quella tensione innesca una spirale di biasimo e una reazione a catena di parole che non curano ma ossessionano”.
Una risposta diversa
Possiamo, invece, iniziare a prestare attenzione al nostro dialogo interno, per ammorbidire le parole che rivolgiamo a noi stessi, oppure, per cercare le nostre parole nei confronti di noi stessi. Quelle parole possono nascere da una piccola meditazione (pdf) o semplicemente possono essere le Parole che descrivono la nostra esperienza del momento. Come dice Daniel Siegel “Se puoi nominare una sensazione, la puoi anche addolcire”. Se iniziamo a nominare ciò che attualmente è nel momento presente, possiamo iniziare ad essere più consapevoli di ciò che ci blocca e, paradossalmente, possiamo iniziare a muoverci verso il flusso. Mentre se il blocco rimane innominato, continua ad operare. L’uscita quindi, come dice Lowen, non è la fuga in avanti ma l’approfondire la natura della nostra esperienza “The only way out is down”. Inoltre, nominando, portiamo l’attenzione su ciò che sta avvenendo e la leghiamo strettamente al presente, aiutando a disciplinare una mente che tende ad evitare, ciò che non riesce immediatamente a comprendere.
La ricerca di significato
La ricerca di significato è una delle esperienze basilari del nostro essere umani. E’ la ricerca di significato dell’esperienza che muove la crescita di un neonato e che struttura la sua mente in formazione.
L’esperienza che non è comprensibile è, spesso, al di fuori della nostra finestra di tolleranza sia da neonati che da adulti. Per questa ragione ci organizziamo per evitare ciò che non riusciamo a comprendere e, per comprenderlo, dobbiamo poterlo nominare o poter aver qualcuno che dia un significato all’esperienza per noi, come quando siamo piccolissimi.
Le esperienze che rimangono senza significato, incomprese, vanno ad alimentare il magazzino della depressione, un magazzino che, quando la soglia critica viene superata, diventa un vero e proprio sintomo depressivo.
Un percorso tra le parole
Queste poesie possono servire come un piccolo affinamento della nostra capacità di trovare “le nostre parole” per l’esperienza. Sono, insieme ad altre, nella pagina “Corpo e Parole” oppure qui in calce.
Anche gli esercizi quotidiani della pagina “Abitare il presente“possono aiutare.
Anche quelle possono essere un percorso per esplorare il nostro mondo interno, nel suo presente e nel suo fluire.Entrambe sono un modo per prendere uno spazio di cure per se stessi.
Curarsi da soli o farsi curare
L’esperienza del farsi curare è un’esperienza primaria, per questo chiediamo aiuto nei nostri momenti difficili. Nello stesso tempo, sviluppare la nostra capacità di prenderci cura di noi e dei nostri bisogni, è un elemento importantissimo della nostra crescita e maturazione. Per questo nel sito offro tanto materiale: per sostenere la vostra capacità di autoregolazione. Un modo per essere in contatto e crescere, contemporaneamente e reciprocamente
Lista poesia “Le parole come cuscini”
Oggi, Christian Bobin, 25/12/2012
L’attesa, Gabriel Garcia Marquez, 24/12/2012
Forse un mattino, andando in un’aria di vetro, Eugenio Montale, 23/12/2012
Prologo al presente, Edoardo Mitre, 22/12/2012
Non mi piace chi non dorme, C. Peguy, 21/12/2012
Più che puoi, Costantino Kavafis, 20/21/2012
La scienza del vedere che non è scienza, Fernando Pessoa, 19/12/2012
Nel mio cuore c’è un uccello azzurro, Charles Bukowsky
Dichiara Pace, Mary Oliver
Poesia fredda, Mary Oliver
Felicità, Herman Hesse
La locanda, Gial al din Rumi
I trentatrè nomi di Iddio, Marguerite Yourcenar
L’infinito del cielo, Rosanna Casale
Non ho bisogno di denaro, Alda Merini
C’è una solitudine dello spazio, Emily Dickinson
Qualche parola sull’anima, di Wislawa Szymborska
Buona lettura!
a cura di Nicoletta Cinotti
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