
Ci sono tanti tipi di ferite che hanno diverse profondità. A volte sono prodotte da eventi esterni e a volte sono prodotte da eventi interni. A volte è come rispondiamo a ciò che accade che rende più forte il dolore e acuta la ferita.
È la famosa seconda freccia, direte voi. La seconda feccia è il dolore che ci infliggiamo perché non riusciamo ad accettare quello che è accaduto. Veniamo feriti una prima volta da quello che succede e una seconda volta dal nostro rifiuto per quello che è successo. Questa seconda freccia ha delle freccette collaterali (alla fine il nostro cuore è un tirassegno) e le freccette collaterali sono quelle legate al nostro orgoglio ferito.
Se siamo orgogliosi, si ci teniamo ad avere un’immagine integra e positiva di noi a prescindere dalla verità dei fatti può accadere che qualcosa ci ferisca, o meglio, ci offenda, perché rompe un’immagine di noi che vogliamo preservare. Quel dolore è, secondo me, il più bruciante, il più forte perché è un dolore che si accompagna alla vergogna e all’umiliazione.
È necessario fare un’altra distinzione: la distinzione tra le emozioni del dolore. Accade qualcosa che produce dolore. A volte reagiamo con rabbia, paura, tristezza. Reagiamo con emozioni primarie quelle che sono con noi dalla nascita
Ma noi abbiamo anche emozioni che potremmo definire secondarie perché arrivano nel corso della nostra crescita. Sono emozioni che proviamo nello svolgersi e svilupparsi delle nostre relazioni sociali. Si chiamano Self conscious emotions e sono la vergogna, il senso di colpa, l’invidia, la gelosia, l’imbarazzo, l’umiliazione, il trionfo, l’orgoglio. Sono emozioni che ci isolano sia quando sono sul versante doloroso – senso di colpa, vergogna, invidia, gelosia, rancore – sia quando sono sul versante glorioso – senso di trionfo, orgoglio – ci isolano perché ci fanno perdere il senso della prospettiva che mette il nostro dolore nel paniere di tutti i dolori del mondo, la nostra vita nel paniere di tutte le vite del mondo. Ogni volta che proviamo un dolore possiamo farci tre domande ( e scelgo delle emozioni per rendere l’esempio più chiaro):
- soffro perché sono stato ferito? Facciamo un esempio di cosa succede alle emozioni. Facciamo l’ipotesi di provare, rabbia, dolore e tristezza.
- soffro perché non accetto di essere stato ferito? Queste emozioni diventano risentimento, protesta, diffidenza
- soffro perché il mio orgoglio è stato ferito? Rancore, vergogna, isolamento
Se la sofferenza è legata alle prime due situazioni abbiamo bisogno di cura e self compassion. Se la sofferenza è legata a tutte e tre le ragioni abbiamo bisogno di cura, self compassion e di ricordare che condividiamo lo stesso paniere di dolore con tutto il mondo. In fondo la consapevolezza di questa condivisione non è altro che uno dei tre ingredienti della self-compassion!
Perché il rancore è un argine di pietra fra la gola e l’anima. È la sua sicurezza, il suo alibi per giustificare l’infelicità.Stefania Auci, I leoni di Sicilia
Pratica di Mindfulness: Self compassion breathing
© Nicoletta Cinotti 2021 Emozioni selvatiche: un programma per elefanti coraggiosi. Presentazione lunedì 20 settembre alle 20