
Quando siamo stressati spesso ce ne accorgiamo perchè diventiamo nervosi. Rispondiamo frettolosamente, in modo irritato, tolleriamo meno le frustrazioni e, a volte, ci ritroviamo in un circolo vizioso in cui più siamo stressati, più ci stressiamo perché perdiamo la pazienza. Ma dove va a finire la pazienza, questo meraviglioso ingrediente psicofisico che, insieme all’attenzione, ci permette di rimanere presenti?
La pazienza viene bruciata dall’attivazione delle nostre difese automatiche di attacco e fuga che sono difese reattive basate sulla velocità. Più sono attive e più diventiamo veloci, più riduciamo la pazienza – che potrebbe essere definita come la pausa in cui avviene l’ascolto – perchè rabbia e paura sono antagoniste dell’ascolto. Come uscire dal circolo vizioso e come invertire il ciclo di reattività?
Abbiamo bisogno di ricordarci che la nostra mente funziona per opposti quindi se abbiamo fretta dobbiamo rallentare. Non è mai un problema quello che facciamo ma, piuttosto è una risorsa quello che di solito non facciamo. Per questo è importante domandarsi sempre se possiamo fare anche l’opposto, perché l’opposto contiene quello che evitiamo. In questo modo – molto intenzionale – offriamo alla nostra consapevolezza un panorama più ampio e possiamo mettere a fuoco cos’è che ci stressa davvero. Perché raramente il vero problema è quello che vediamo al un primo sguardo. Il vero problema è quello che rimane nascosto sotto il velo dell’evidenza, sotto la traccia della velocità. L’attivazione delle difese di attacco e fuga ci spinge all’azione ma sono le cose nascoste quelle che ci rivelano.
Qui l’intenzionalità ha una dimensione centrale. La mindfulness è intenzionalità perché interrompe il consueto, rompe l’abitudine, sveglia la curiosità. Senza intenzionalità – ossia un desiderio benevolo di guardare quello che non vediamo subito – non c’è consapevolezza. Sono le cose nascoste la nostra vera risorsa.
Dalle cose che feci o dissi
non cerchino d’indovinare chi fui.
C’era un impedimento a trasformare
il mio modo di vivere e di agire.
C’era un impedimento che m’interrompeva
molte volte che stavo per parlare.
Dalle mie azioni meno appariscenti
e dai miei scritti più velati –
da questo solo mi conosceranno.
Anche se forse non varrà la pena
che faccian tanti sforzi per capirmi.
Più avanti – in una società perfetta –
apparirà di certo qualcun altro
che mi somigli e come me sia libero. Costantino Kavafis
Pratica del giorno: Protendersi per mostrarsi al mondo
©Nicoletta Cinotti 2020 Il protocollo MBSR