
Siamo sensibili alle attribuzioni che gli altri fanno su di noi: sensibili alla loro verità e alla loro falsità. A volte rimangono un po’ addosso, come la polvere, altre volte ci è facile scrollarle e lasciarcele dietro le spalle.
Di tutte queste attribuzioni le uniche che conservano davvero traccia sono quelle della nostra famiglia, quelle dei nostri genitori, dei nostri fratelli, quelle che hanno cominciato a girare come un disco rotto nella nostra mente, tanti tanti anni fa.
A volte, ascoltando le storie delle persone, mi sorprendo proprio di quanto sia difficile abbandonare l’immagine – e la previsione – che i nostri genitori hanno avuto su di noi. Non è perchè ci è piaciuta. Non è nemmeno perchè l’abbiamo ritenuta vera. È perché ha un peso specifico assolutamente particolare: il segno di appartenenza. Il marchio di fabbrica della nostra famiglia.
Dovremmo fare attenzione a quello che diciamo ai nostri bambini: i bambini ascoltano le cose che diciamo e, soprattutto le cose che crediamo su di loro. E siccome ci guardano come potenti totem della loro vita, credono alle nostre previsioni come un indiano cheyenne crede all’uomo medicina. Ci credono al di là di ogni ragionevole dubbio. A volte sono previsioni esplicite, altre implicite ma quel marchio di fabbrica lascia un segno nel cuore. Diventano un mantra – spesso letale – che torna fuori proprio nei momenti in cui siamo in difficoltà e avremmo, invece, bisogno di essere curati.
Potremmo scrivere le attribuzioni dei nostri genitori al bordo bianco di un quaderno nuovo e accorgerci così di quante cose abbiamo vissuto sotto quella etichetta.
Potremmo bruciare quelle parole e lasciare che, dalla cenere, rinasca, la nostra vera identità. E la nostra vera identità non ha etichette perché è fluida e nasce nuova ogni giorno.
Lascia stare gli slogan della tua infanzia: sono vintage senza mercato. Lasciali raggiungere dalla tenerezza: è l’unica cosa che li cura davvero
La tenerezza non sceglie la propria destinazione. Va verso ogni cosa, senza distinzione. Jane Hirshfield
Pratica di mindfulness: Cullare il cuore
© Nicoletta Cinotti 2018 Scrivere la mente
Photo by Brannon Naito on Unsplash