
In fondo dipendiamo dalla nostra vulnerabilità. Rainer Maria Rilke
Da bambini molti di noi avevano il coraggio dei guerrieri e degli esploratori, affrontando direttamente il pericolo. Nella tradizione buddista comunque il coraggio più grande non si dimostra attraverso l’ambizione o l’aggressione. Un cuore coraggioso è un cuore che non ha paura di aprirsi al mondo, indipendentemente dalle circostanze.
Confrontarsi con la sofferenza ci richiede un grande compito: rimanere autentici nei confronti dei nostri valori più profondi e rimanere, contemporaneamente, aperti e vulnerabili. Quello che irrigidisce e chiude i nostri cuori ci lascia, rigidi, spaventati e non responsivi. I nostri rancori e le nostre paure ci rendono sempre più territoriali e difensivi. Come possiamo tenere aperto il nostro cuore senza perdere la nostra forza e il nostro senso di giustizia?
Per farlo dobbiamo permettere al cuore di diventare forte in modi nuovi. Ci rivolgiamo alla sofferenza con intenzione e questo amplia la nostra compassione. Nell’inevitabilità del dolore, dei conflitti e dei tradimenti scopriamo che possiamo ancora abbracciare il potere dell’amore. Nel mezzo delle difficoltà possiamo più e più volte fermarci e tornare alla bontà del nostro cuore, riconnetterci con la forza della nostra compassione e vulnerabilità.
Con la compassione ci apriamo con fiducia alla nostra possibilità di essere aperti alla vita senza armature. Come ci ricorda il poeta Rilke “In fondo dipendiamo dalla nostra vulnerabilità”. Questo non è un ideale poetico o romantico ma una realtà possibile come dimostrano alcuni dei più amati saggi. Mahatma Gandhi ha avuto il coraggio di essere stato imprigionato e picchiato ma ha perseverato attraverso le difficoltà senza cadere nell’amarezza o nella disperazione. La sua vulnerabilità è diventata la sua forza.
Martin Luther King ci ha esortato “Non soccombere alla tentazione dell’amarezza. Quando chiedi giustizia, muoviti con dignità e disciplina, usando solo gli strumenti dell’amore“. Nei momenti peggiori un atteggiamento che sembra impossibile. Anche se in seguito gli insegnamenti di non violenza vennero rifiutati dai seguaci di Martin Luther King, qualcosa in noi sa che l’odio non si estingue con l’odio e che chiudere il cuore non è la strada.
Sì, il mondo è pieno di dolore, incertezza, ingiustizia. Ma in questa vulnerabile vita umana, nella famiglia, nelle comunità, nella società, ogni perdita è anche una opportunità, una scelta, tra chiudersi al mondo o alzarsi con dignità e rispondere con il cuore.
Nel mezzo delle difficoltà possiamo ripetutamente fermarci e tornare alla forza della nostra compassione e della nostra vulnerabilità condivisa. Possiamo avere fiducia nel coraggio e nella vulnerabilità del nostro cuore per incontrare la vita così com’è. E in questo modo trovare in noi stessi il potere dell’amore e della verità e rispondere ad un mondo che ha così bisogno della nostra cura. Jack Kornfield
©www.nicolettacinotti.net per la Rubrica “Addomesticare pensieri selvatici”
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