
Nella pratica di mindfulness mettere le intenzioni è un atto d’inizio che dà direzione alla trasformazione. Per spiegarmi cosa vuol dire mettere le intenzioni un vecchio monaco mi chiese di camminare cambiando direzione ogni 10 passi e poi ogni 7 e poi ogni 5 e infine ogni tre passi. Poi mi chiese che effetto mi aveva fatto la diversa lunghezza del percorso.

Cambiare direzione
Beh, ho trovato molto faticoso cambiare direzione ogni tre passi e mi sarebbe piaciuto cambiare direzione dopo venti passi, dopo aver avuto il tempo per gustarmi la camminata. Ecco, mi disse, questo è quello che succede quando procediamo senza aver chiara la nostra intenzione. Ogni volta che ci viene in mente qualcosa di nuovo cambiamo direzione. All’inizio può sembrare stimolante ed eccitante ma dopo un po’ è solo frustrante e confusivo. Abbiamo bisogno di avere una direzione nel nostro andare. Non è detto che sia un binario che dobbiamo percorrere fino alla fine. Noi non siamo un treno, siamo dei viandanti che hanno bisogno di avere una mappa.
La mappa
Bene, gli risposi, ma come faccio a costruire una mappa? Non c’è l’equivalente di Google maps in queste situazioni. Come faccio a scegliere la direzione? Quando devi andare in una città prendi una mappa che descrive il territorio e le strade che ci sono in quel territorio. Puoi scegliere la strada più breve o quella più lunga. Quella senza pedaggi o quella con pedaggi. Puoi scegliere se percorrerla a piedi, in macchina o con i mezzi pubblici. È la stessa cosa quando devi mettere le intenzioni solo che il territorio non è esterno ma interno. Anche lì ci sono le strade più brevi e quelle più lente e diversi mezzi di trasporto che puoi scegliere.
le intenzioni della mente
Puoi far decidere alla mente e allora ti troverai con una lista di obiettivi che avranno un sacco di pedaggi da pagare: stanchezza, scoraggiamento, sforzo. Magari sono tutte qualità che hai e quindi pagare questi prezzi non ti sembrerà troppo difficile rispetto al vantaggio dell’arrivare.
Oppure puoi far decidere alla tua mente- cuore, quella che mette insieme le ragioni della mente e quelle del cuore. Le ragioni delle emozioni tenere e le ragioni del sistema di ricerca delle risorse.
Le intenzioni della mente-cuore
È una mente che sa che sforzarsi non è una garanzia di risultato e non è nemmeno meritocratico. Che farsi male per arrivare a tutti i costi non vale la pena. Sa che coltivare è una scelta che richiede pazienza e non aver troppa fretta a giudicare i risultati. Una mente che sa che i conti si tirano alla fine. In questo caso sceglierai un percorso più lento e forse qualche volta cambierai strada e dovrai tornare indietro, come succede in certi giochi da tavolo.
La terza via
Benissimo, gli dissi convinta di aver già la situazione sotto mano. Non vuoi sapere la terza strada? Certo, risposi stupita, pensando tra me e me che l’ipotesi che ci fosse una terza strada mi era proprio estranea.
La terza strada è stare ferma e fidarti di quello che emerge. È scendere a patti con la tua vita così com’è e lasciare che l’intenzione sia stare nella tua vita semplicemente confidando nella grandezza che già hai.Bisogna stare attenta a parlare con i monaci, pensai, ti fregano sempre con qualcosa di più intelligente!



I due rischi dell’intenzione
Perché ci sono due rischi legati al mettere l’intenzione. Il primo rischio è voler scegliere una strada senza errori. Non esiste: è l’errore che ci permette di imparare.
Il secondo rischio è credere che mettere l’intenzione significhi migliorarti. Non è così. Se così fosse vorrebbe dire che parti da una posizione svalutata di te e quando partiamo dal basso la strada è solo in salita.
Mettere l’intenzione non è partire dal basso è aprire la mente al panorama e scegliere perché tutto non si può fare. Scegliere è un atto di presenza che non riduce le nostre possibilità ma offre una direzione di crescita. Scegliere è trasformare la materia grezza della nostra energia perché prenda forma.
Quale strada scegliere
Adesso dimmi, quale strada sceglierai? Ad essere onesta credo che sceglierò la seconda e ogni tanto mi riposerò nella terza. Bene, mi rispose sorridendo, vedo che hai già messo un’intenzione meno baldanzosa di prima.
Questa breve storia racconta com’è stato per me il percorso per la pratica di mettere un’intenzione. Molto spesso il percorso inizia con un dubbio. Il dubbio più consueto è come fare per non sbagliare. Un dubbio che nasce da una visione limitata di noi, dalle storie di svalutazione che ci raccontiamo e dalla loro ripetitività.
Adattarsi o appartenere
Per me queste storie hanno una radice che sta nella differenza tra adattarsi o appartenere. Sono stata convinta per molto tempo che per appartenere sia necessario adattarsi, essere conforme, assomigliare il più possibile alle aspettative che gli altri hanno su di me. Al massimo fare una mediazione tra quello che sono e quello che vorrei essere. Per me è stato importante distinguere tra le ragioni per cui mi adatto e quelle che stanno dietro al mio desiderio di appartenere. Questo mi ha permesso di cogliere uno spiraglio di verità: mi adatto perché credo che questo mi renda amabile agli altri ma poi non mi rende amabile a me stessa.
Le mie intenzioni più autentiche nascono dal desiderio di appartenere a me stessa, di essere sincera. Questo potrebbe voler dire che non andrò bene a tutti ma è anche vero che non tutti vanno bene a me e che come esseri umani siamo preparati per avere delle relazioni, ma non con tutto il mondo
Esercizio di scrittura
Quali sono le ragioni per cui ti adatti? A chi o a cosa vorresti, invece appartenere? Un Groucho Marx diceva, per scherzo, “Non mi iscriverei mai ad un club che avesse uno come me tra i suoi iscritti”: Forse a volte il dilemma è proprio questo. Siamo sicuri di stare bene dopo tutto l’adattamento che abbiamo fatto.? A che tribù vorremmo appartenere? Quali caratteristiche avrebbe questa tribù?
Smetti di camminare per il mondo in cerca di conferma che non appartieni. Lo troverai sempre perché ne hai fatto la tua missione. Smettila di perlustrare i volti delle persone alla ricerca di prove che non sei abbastanza. Lo troverai sempre perché hai fatto di questo il tuo obiettivo. La vera appartenenza e l’autostima non sono beni; non negoziamo il loro valore con il mondo. La verità su chi siamo vive nei nostri cuori. La nostra chiamata al coraggio è proteggere il nostro cuore selvaggio dalla valutazione costante, specialmente la nostra. Nessuno appartiene a questo posto più di te. Brenè Brown
Aprirsi al panorama
Adesso prova a chiederti qual è la tua intenzione per quest’anno, per questo mese, per questa settimana, per questa giornata. Scrivi queste intenzioni e ogni giorno ricordale. Perché consapevolezza – sati in pali – vuol dire anche ricordare. Ricordarci che le nostre intenzioni sono i semi che spargiamo nel terreno del cuore.
Ti saluto con l’augurio di trovare la tua intenzione e di non scambiarla con qualche buon proposito economico. In fondo la risposta alla domanda su che cosa intendiamo fare con la nostra preziosa, unica e selvaggia vita, vale davvero tutto quello che abbiamo!
© Nicoletta Cinotti 2022