
In casa mia ci sono pochi cassetti. Troppo pochi per le mie necessità ma la vera storia del mio rapporto con i cassetti è che i cassetti non mi servono per metterci le cose utili e ben ordinate. Almeno, non servono solo per quello. I miei cassetti servono soprattutto per nascondere delle cose che puntualmente mi dispero di aver perso e cerco a casaccio da tutte le parti. Fino a che mi rassegno che siano andate perdute, risucchiate in qualche vortice nascosto dove un personaggio – che io chiamo Sciacuddhi – le accumula in modo seriale per poi perderle a sua volta e farmele così ritrovare.
Io e lo Sciacuddhi abbiamo un rapporto molto stretto: lo invoco, lo supplico, qualche volta lo maledico ma siamo sempre lì, due anime in un nocciolo. Io faccio una cosa e lui il suo opposto. Abbiamo entrambi l’intenzione di prendere la supremazia solo che abbiamo caratteri opposti, soprattutto rispetto a cosa buttare via e a cosa conservare. Siccome nella mia vita ho fatto moltissimi traslochi lo Sciacuddhi in quelle situazioni dice che non è stato lui a far sparire le cose ma i traslocatori, oppure che le ho buttate in occasione dell’ennesimo spostamento, perché pensavo che non servissero più. Una cosa è certa: lo Sciacuddhi è dispettoso. Ma anche quando il suo dispetto giunge al massimo, anche lo Sciacuddhi deve inchinarsi di fronte al potere delle casualità, Quello che ti fa ritrovare improvvisamente una vecchia fotografia che, in un attimo, ti riporta indietro nel tempo e apre una finestra, spalanca un cassetto e anche un armadio, perché le cose perdute ad un certo punto tornano e ti accorgi che non erano mai davvero state perdute. Ti accorgi che la memoria è uno Sciacuddih che ti fa credere che esista il passato e che la vita scorra in linea retta: il passato ordinatamente dietro, il futuro ordinatamente davanti. Invece questo fantomatico ordine cronologico non esiste: esiste l’intensità del momento che viviamo che può rendere improvvisamente presente un passato lontano e fartelo percepire forse con ancora maggiore intensità. Tutto diventa così presente perché c’è la sorpresa che apre spiragli non difesi. La sorpresa è così intimamente collegata alla gioia che improvvisamente capisco come mai una vita ordinata – o troppo ordinata – è anche una vita noiosa. Così, senza volere, lo Sciacuddhi non nasconde solo le cose, cercando di farmele dimenticare. Costruisce anche opportunità perché la sorpresa arrivi e mi faccia scoppiare un sorriso e la tenerezza.
Tutto questo per dire che ho ritrovato delle vecchie foto del Liceo, quando mi sentivo brutta e sfigata e che, viste oggi, mi hanno fatto solo tenerezza. Per qualche minuto sono tornati a galla quegli anni, la sensazione di essere grande che hai al liceo è meravigliosa perché ti senti, contemporaneamente, grande e giovane. E quando dai la maturità ti senti pronta a spiccare il volo. Buona maturità ragazzi e ragazze. Questi giorni finiranno presto in un cassetto che, prima o poi, si riaprirà a sorpresa e non sarà un ricordo ma sarà incontrarsi di nuovo. Quel Sè adolescente sta accanto a noi in qualche cassetto sempre.
Negli anni della maturità pochi uomini sanno, in fondo, come son giunti a se stessi, ai propri piaceri, alla propria concezione del mondo, alla propria moglie, al proprio carattere e mestiere e loro conseguenze, ma sentono di non poter più cambiare di molto. Si potrebbe sostenere persino, che sono stati ingannati; infatti è impossibile scoprire una ragione sufficiente per cui tutto sia andato proprio così come è andato; avrebbe anche potuto andare diversamente; essi hanno influito pochissimo sugli avvenimenti, che per lo più sono dipesi da circostanze svariate, dall’umore, dalla vita, dalla morte di tutt’altri individui; e solo in quel dato momento si sono abbattuti su di loro. Robert Musil, L’uomo senza qualità
Pratica di mindfulness: Incontrare la resistenza
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