
Non è la prima volta che in questa rubrica compare il nome di Christian Bobin, uno scrittore francese i cui libri, piccoli e leggeri come le sue parole, hanno il merito di andare in profondità. Questo libro è un brevissimo saggio, un dialogo fatto di aforismi che, come haiku, descrivono l’esserci in un attimo in cui quello che siamo, pensiamo, sentiamo è unito nel semplice atto di presenza. Una presenza che si rivela ancora più preziosa nel momento in cui l’altro viene a svanire, come accade a chi soffre di morbo d’Alzheimer. Non è un racconto drammatico ma riflessivo, come traspare da queste parole: Ho bisogno di qualche minuto per mettermi al suo passo e raggiungerlo in quella lentezza propria dell’inizio e della fine della vita.
È vero, qualche volta è più difficile sintonizzarsi con un passo lento che con uno veloce e ci sono momenti in cui, per stare con gli altri abbiamo bisogno proprio di sintonizzarci ad un passo lento, lentissimo.
Sull’ascensore gli faccio una domanda che non capisce. Aggrotta le sopracciglia, cerca una risposta, non la trova, trova: “C’è in me una tomba”. poi tace. Ha dimenticato quel che ha appena detto. Guarda la porta dell’ascensore, i numeri che si illuminano sopra i pulsanti. Christian Bobin, La presenza pura
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