
L’oceano si prende cura di ogni onda fino a che non arrivano alla spiaggia. Rumi
I quattro Brahma Viharas o Dimore Divine di cui ci siamo occupando nelle quattro settimane dell’Avvento sono qualità che portano con se una cura non condizionata per noi e per gli altri. Upekkha or Equanimità è la qualità a cui è dedicato questo brano.
In senso generale l’equanimità è dedicata al lasciar andare. Cosa? lasciar andare il controllo su ciò che non può essere controllato, inclusi gli inevitabili cambiamenti che fanno parte della nostra vita. Abbiamo paura, proviamo frustrazione ma anche gioia: l’invito è a rimanere presenti con tutte queste qualità anche se portano alterni stati d’animo, cercando di rimanere sereni. Questa imprevedibilità degli eventi non riguarda solo la nostra vita: siamo soggetti ad un mondo imprevedibile con conseguenze altrettanto imprevedibili. L’equanimità ci permette di vedere l’intreccio tra gioia e dolore che compone la nostra vita
Se chiedessimo che cosa vorrebbero per la loro vita e per la vita delle persone che amano, molte persone risponderebbero pace: anche questa è equanimità. Questo non significa che possiamo evitare sofferenza alle persone che amiamo, né che possiamo interferire con le loro scelte. L’equanimità ci ricorda che ognuno ha un proprio destino e che la nostra felicità o infelicità dipende dalle nostre azioni
Ma in che modo lasciar andare è diverso dallo sbarazzarsi di qualcosa? E, soprattutto, è possibile sbarazzarsi di qualcosa? Possiamo reprimere, rifiutare, resistere fino allo stremo eppure non essere in grado di sbarazzarsi di nulla. Anzi, seppellire, nascondere, negare, rifiutarsi di guardare la verità possono farci credere che ci stiamo sbarazzando di qualcosa. È il modo con cui il nostro ego ci dice quello che ama e quello che non vuole e si basa su una illusione di separatezza e dualità. Ego ci fa credere di poter avere il controllo sopra ciò che non vogliamo e di poter sbarazzarsene per poter avere quello che vogliamo. lasciar andare, invece, ci permette, come prima cosa, di riconoscere che non abbiamo il controllo su niente di tutto ciò.
Joseph Goldstein, in una intervista risponde ad alcune domande sull’equanimità e chiarisce alcuni dei dubbi e malintesi più frequenti. Per esempio, ad uno studente che gli chiedeva se equanimità significa non avere passione risponde così.” Equanimità non significa non prendersi cura delle cose. Quando apriamo il cuore ci connettiamo con tutti gli esseri e non potrebbe essere diversamente. Lo scopo dell’equanimità non è certo quello di perdere questa connessione affettuosa con ciò che ci circonda. Si tratta, piuttosto, di equilibrare questa connessione con un riconoscimento lucido delle cose così come sono. Per esempio posso accorgermi che, per quanto mi sforzi, non posso controllare il processo di cambiamento. Anche nel mezzo della più devota attività posso rimanere equilibrato e centrato”
Cosa posso fare nel momento in cui vedo una persona cara avere un comportamento pericoloso per la sua salute, gli chiede un altro partecipante e Joseph Goldstein risponde “Vorremmo ardentemente il benessere delle persone che amiamo però l’equanimità ci invita a riconoscere che ci sono dei limiti alla nostra responsabilità. La fonte della sofferenza delle persone che amiamo è al di là del nostro controllo. In questo caso possiamo offrire compassione e sostenere le azioni che portano verso il benessere mantenendo però una saggia prospettiva perché l’ultima responsabile è la persona stessa. Questa consapevolezza ci libera dalla co-dipendenza e permette alla nostra relazione d’amore di mantenersi viva proprio perchè non ci identifichiamo con l’ottenere un risultato prestabilito – per esempio la fine del comportamento nocivo.”
[box] Nel buddismo tibetano si usa una analogia. Immaginano che la mente sia come un cielo vasto e chiaro. Tutte le nostre sensazioni, emozioni, pensieri sono come il tempo atmosferico che l’attraversano senza cambiare la natura del cielo. Vanno e vengono ma il cielo rimane imperturbato. Equanimità è permettere che la nostra mente sia come quel cielo: attraversato da venti e tempeste eppure imperturbata. In questo modo la mente può rimanere equilibrata e rilassata senza essere trascinata in tutte le passioni che vive[/box]
Questo è quello che nel Tao viene chiamato “le diecimila gioie e i diecimila dolori” che vanno e vengono ripetutamente. Il Buddha dice, “gioia e dolore, guadagno e perdita, lode e biasimo, fama e disonore” sorgono e svaniscono costantemente, al di là del nostro controllo.
La pratica di Upekka
Come per la pratica di Metta anche la pratica di Upekka è una meditazione in cui vengono ripetute delle frasi che ci aiutano a ricordare la nostra potenziale bontà e le qualità della nostra mente originaria. Iniziamo partendo da una situazione in cui abbiamo agito con saggezza e rimaniamo in contatto con quella sensazione fisica ed emotiva: quella emersa dalla nostra azione saggia ed equilibrata. Iniziamo, come al solito, da un augurio rivolto a noi stessi, poi ad una persona che amiamo, ad una persona neutra, ad una persona con la quale abbiamo un rapporto difficile e poi rivolto a tutti
And then take a few minutes to “remember your own goodness”. Think of a quality you like about yourself or an incident when you thought, said or acted in a way that you felt was good. Through memory, experience this again and remember your own goodness.
Che io possa accettare le cose come sono
che io possa rimanere sereno nel mutare degli eventi
Che io possa essere in pace
Ripetiamo queste frasi fino a che sentiamo di aver completato il ciclo e poi ci rivolgiamo ad una persona che amiamo e ripetiamo le stesse frasi
Che tu possa accettare le cose come sono
che tu possa rimanere sereno nel mutare degli eventi
Che tu possa essere in pace
Poi estendiamo ad una persona neutra, con la quale non abbiamo una forte relazione né positiva né negativa: potrebbe essere un vicino di casa, un collega. Potresti non conoscere il suo nome e ripetiamo le stesse frasi con la stessa sequenza.
Successivamente passiamo ad una persona con la quale abbiamo una relazione difficile: non scegliere qualcuno nei confronti dei quali hai una forte resistenza. inizia da una persona con la quale hai una difficoltà tollerabile in modo che questa pratica possa essere autentica e non condizionata. Può essere utile vedere la vulnerabilità della persona con la quale abbiamo una relazione difficile. Oppure possiamo scegliere di mettere – in questa fase della pratica – noi stessi negli aspetti che ci sono più difficili da accettare e ripetiamo la stessa sequenza di frasi
Che tu possa accettare le cose come sono
che tu possa rimanere sereno nel mutare degli eventi
Che tu possa essere in pace
Concludiamo la pratica con lo stesso augurio rivolto a tutti gli esseri
Puoi cercare in tutto il mondo e non trovare niente e nessuno che meriti più amore di quello che meriti tu. Buddha
Intervista liberamente riassunta e tradotta da Rocky Mountain Insight da Nicoletta Cinotti per la rubrica di citazioni celebri “Addomesticare pensieri selvatici”
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