
Portiamo l’attenzione alla posizione che abbiamo scelto. Possiamo tenere gli occhi chiusi o rivolti verso il basso ma in ogni caso l’attenzione è rivolta a noi e nel portare l’attenzione alla posizione che abbiamo scelto facciamo la cosa più gentile che possiamo fare: prendiamo dimora, torniamo al corpo, prendiamo dimora nel momento presente e lasciamo che per qualche respiro la nostra attenzione segua il movimento di apertura e di chiusura. la gentilezza ci chiede di sapere quando aprire e di sapere quando chiudere. Ci invita a scegliere le parole da dire e quelle da non dire
Portando l’attenzione all’interno guardiamo se ci sono delle parole che in questo momento avremmo bisogno di sentirci dire….magari sono parole semplici o forse una sola parola…mi sei cara…mi sei caro….guardiamo se possiamo lasciar emergere queste parole che avremmo bisogno di sentirci dire, forse le associamo ad una persona o forse sono parole che possiamo dirci noi.
Cogliamo queste parole come se fossero fiori. Prendiamo queste parole come se fossero zolle d’erba e poi diciamole a noi stessi, ripetiamole a noi stessi con la nostra voce. Può darsi che il nostro cuore sia pronto ad accogliere e le lasci entrare fiducioso. Oppure può darsi che il nostro cuore desideri ostinatamente che vengano dette da altri.
Allora mettiamo queste parole sul cuore. Lasciamo che segnino un’impronta, appoggiamole lì. Teniamole lì fino a che non entreranno e allora non sarà più importante se le avremo dette noi a noi stessi o se sarà stato qualcun altro a dircele.
Perché quelle parole avranno fatto germogliare la gentilezza dentro di noi. Qualunque cosa nasca dalla gentilezza è un buon frutto.
© Nicoletta Cinotti 2020 Gentilezza ovunque. Anche nel silenzio