
Ieri sera c’era la pratica gratuita “Mettere le intenzioni”. C’era anche l’allerta rossa ma io sapevo che non potevo mancare. Non potevo mancare perché quello è il mio Natale. Ogni anno è così: la pratica di Dicembre è il mio Natale in famiglia. Non con la famiglia reale ma con quella famiglia con la quale condivido la pratica tra gioia e dolore, tra fiducia e speranza. Io a questa famiglia mobile, nobile e variegata – con contorni sempre in trasformazione – che ogni anno mi dimostra che cambiare è possibile, devo tantissimo. Forse sembrerà strano ma quasi tutto quello che so l’ho imparato da te, da voi.
Così ho scritto a tutti dicendo che ci sarei stata. Sarei stata lì per mettere le mie intenzioni e coltivarle. Anche da sola sapendo che da sola non è la stessa cosa. Nel mio dire che ci sarei stata dicevo quanto siete importanti per me e come, senza di voi, la mia pratica non sarebbe la stessa.
Sono fiorita di gioia, man mano che il campanello suonava e arrivavano tante persone: contente, bagnate, con un sogno da portare dentro di sé e coltivare in quest’anno. Qualcuno con i biscotti fatti in casa. Qualcun altro con il panettone. Qualcuno con il cellulare ancora in mano per gli ultimi saluti. Poi abbiamo iniziato a praticare e, nel bel mezzo della prima pratica è suonato il campanello: un ritardatario. Tutti sanno che non interrompo la pratica per aprire la porta, che basta aspettare e prima o poi apro ma ieri sera qualcuno si è alzato ed è andato ad aprire. Ecco – mi sono detta – questa è l’inclusione di cui parliamo tanto. A volte siamo fuori – fuori regola, fuori tempo, fuori per qualche misteriosa ragione – ma qualcuno ti apre. Nessuno aveva chiesto di aprire ai ritardatari ma qualcuno ha aperto. E nel sentire la porta che si apriva ho pensato che questa è la mia intenzione: aprire la porta al non conosciuto, al fuori regola, allo straordinario nell’ordinario.
In quella sera, in quella pratica, tutta la fiducia che riserviamo al Natale era lì, non come buone parole ma come buon silenzio e buona intenzione: ecco perché per me quello è Natale. Ognuno di noi è lì con il suo impegno, la sua intenzione di coltivarlo, la sua speranza. E ognuno di noi sa che abbiamo bisogno del sostegno reciproco per farlo.
Una persona che non poteva venire mi ha scritto ringraziandomi perché l’incontro con me aveva reso la sua vita migliore. È assolutamente reciproco con ognuno di voi.
Così sono tornata a casa, piena di gratitudine. Ricchissima di gratitudine.
Appena arrivata mio marito mi ha fatto vedere un’infiltrazione di acqua. Mi ha ricordato che l’amministratore di condominio non risponde. Che abbiamo sollecitato inutilmente. Che i lavori al terrazzo soprastante sono stati malfatti. Io lo guardavo e sorridevo. Va beh, mi ha detto, io vado a letto, un po’ perplesso sulla mia non reattività. E io mi sono detta, ecco, sono tornata a casa. A quella famiglia reale che curo tutti i giorni e che passa attraverso bollette, condomino, amministratori, infiltrazioni, piccoli e grandi guai, piccole e grandi gioie. È perché ho l’altra famiglia che posso affrontare anche questa famiglia. Da sola non potrei.
Buon Natale!
con affetto
Nicoletta
© Nicoletta Cinotti 2019