
Qualche giorno fa, parlando al telefono con un amico di una sua possibile scelta professionale, che potrebbe portarlo in una nuova direzione per la sua vita, non senza qualche rinuncia, abbiamo finito per affrontare il tema della libertà. E mi ha raccontato una storia.
C’era una volta un monaco a cui un discepolo chiese di spiegare cosa fosse la libertà. Allora il monaco inviò il discepolo ad alzare una gamba. Il discepolo lo fece. Poi il monaco lo invitò ad alzare l’altra gamba. A quel punto il discepolo lo guardò smarrito e gli rispose, non posso.
Ecco la libertà è sempre un’esperienza condizionata. Noi possiamo scegliere il primo passo ma le conseguenze di quel primo passo arrivano anche se non l’abbiamo scelte. Sono inevitabili e stanno tutte dentro quella prima scelta anche se non l’abbiamo volute. È per questo che cerco, ogni giorno, di darmi delle priorità: perché altrimenti finirò per fare delle scelte che condizioneranno a catena il resto della mia giornata, il resto della mia vita, senza che per forza siano le cose più importanti. Anzi forse non sono affatto le cose più importanti. Sono solo quelle che ho fatto prima.
Mettere insieme una lista di priorità non è immediato. Significa mettere a fuoco ciò a cui diamo realmente valore. Allora non rispondiamo prima alla mail più rapida: rispondiamo prima alla mail più importante. Non facciamo le cose in ordine cronologico ma in ordine di priorità. È questa responsabilità che, spesso, evitiamo. Ci fa paura la scelta perché sappiamo che, se avremo scelto, non ci saranno colpevoli ma solo responsabili e quei responsabili saremo noi. Responsabili di aver praticato la prima e la più importante delle nostre libertà: la libertà di scelta.
Per la prima volta capisco che possiamo scegliere: prestare attenzione a quello che abbiamo perso o prestare attenzione a quello che abbiamo ancora. Edith Eger
Pratica del giorno: Be water
© Nicoletta Cinotti 2019 Scrivere la mente