
Non è strano il fatto che cerchiamo la realtà come se non fossimo nella realtà? Cerchiamo la risposta giusta, la situazione giusta, il momento perfetto per dire o fare qualcosa senza considerare che siamo nella situazione di poter dire o fare solo esattamente quello in cui siamo.
Lottando per arrivare ad un momento migliore, in una vita migliore, lasciamo il nostro presente incostudito. Perché lo facciamo? Forse perché non riusciamo a scendere a patti con l’incertezza del non sapere, del non conoscere, del non avere la sicurezza di quello che accadrà. Allora preferiamo impegnarci perché accada proprio quello che vogliamo. A volte ci riusciamo, a volte no ma anche quando ci riusciamo non è affatto detto che questo spingerci oltre a dove siamo si fermi. Potremmo trovarci a dover fare i conti con la delusione. Accorgerci che le cose non sono mai proprio come le avremmo volute e desiderate. E ripartire per un’altra destinazione. Fermarsi significa accettare l’incertezza del non sapere. Lottare ci offre uno scopo, una convinzione, una fede. La speranza del cambiamento.
Fermarsi non significa rinunciare a cambiare: significa che qualunque viaggio deve iniziare da dove siamo. Significa lasciar andare una illusione. L’illusione che ci sarà un momento in cui saremo “completamente risolti”, felicemente realizzati. Non c’è questa scena finale, c’è, piuttosto, una continua avventura, con il suo costante cambiamento e la sua imprevedibilità. Abbiamo solo bisogno di amare la confusione creativa della nostra vita, la sua spaziosità in cui gioia e dolore arrivano, inattesi, in qualunque momento. Abbiamo sufficiente grandezza per accogliere tutto questo. Sufficiente grandezza per essere gloriosamente irrisolti
Questo momento è il punto d’ingresso, il portale di tutto ciò che hai sempre desiderato. Non saltarlo alla ricerca delle glorie immaginarie di domani. Jeff Foster