
Non so se hai in mente il silenzio che a volte avvolge la stanza dei bambini. È il silenzio che indica che stanno facendo qualcosa di grosso. È un silenzio che allerta più del frastuono dei loro giochi.
Il silenzio della quarantena è un po’ così: allerta molto di più della frenesia perché l’associamo a qualcosa di grosso che sta succedendo. Allerta anche perché non lo guardiamo in prospettiva. Se lo guardassimo in prospettiva ci accorgeremmo che è molto meglio di qualsiasi altro rumore perché indica che stiamo rispettando le regole e che il virus non trova più semafori verdi per passare da una persona all’altra ma trova il nostro vuoto, il nostro silenzio che, per lui, sono semafori rossi.
Questo sta facendo il silenzio della quarantena: costruisce una lunga fila di semafori rossi che non permettono allo sciame di propagarsi. Così, se andiamo al di là della reazione di disagio, di ansia o di angoscia che questo silenzio ci produce e lo guardiamo in prospettiva possiamo vedere quanto questo silenzio significa che stiamo fermando qualcosa che ci può fare male. Diventa un silenzio fertile in cui coltivare la nostra creatività. In cui scrivere il nostro Diario della quarantena, in cui ridare una prospettiva più semplice ed essenziale alla nostra vita. Adesso speriamo che anche gli altri paesi dell’Europa e del mondo siano così attenti a diventare dei semafori rossi del contagio. Noi siamo l’avamposto e a noi sta il compito di imparare a stare in questo silenzio che non è cancellazione della vita, non è catastrofe ma è un modo, non reattivo, di dire stop al virus.
Può darsi che in questo silenzio la nostra reattività automatica si risvegli provocando comportamenti impulsivi. In quel momento immaginare un semaforo può farci bene. In quei momenti, prima di agire la nostra impulsività, domandiamoci a cosa vogliamo dare sostegno. Domandiamoci se tollerare il disagio di oggi può farci bene domani. Se la risposta è sì scegliamo il disagio di oggi per il bene del domani.
Il silenzio è un Maestro: ci insegna a distinguere la nostra vera voce in mezzo alle tante voci che affollano il nostro mondo interiore. e ascoltare la nostra voce è un modo per domandare alla primavera quale sarà il prossimo passo
Quando le tue azioni sono dettate dall’anima,
senti un fiume muoversi in te, una gioia.
Quando invece le azioni vengono da un’altra parte,
la sensazione scompare…
Non insistere nell’andare dove pensi di voler andare.
Domanda il cammino alla primavera.
Le parti che vivono in te saranno in armonia. Rumi
Pratica di mindfulness: Manas (File audio su cui cliccare per andare al Canale youtube)
© Nicoletta Cinotti Pratiche informali di ordinaria felicità
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