
Il freddo aiuta la voglia di prendersela comoda. È un grande alleato di coperte e maglioni e limita le uscite superflue. Prendersela comoda di solito è un atteggiamento da vacanza più che ordinario ma il freddo fuori ci consente di scegliere il maggiore tepore interno.
Prendersela comoda può avere tante sfumature: nell’adolescenza può essere un rimprovero. Da adulti un lusso o una pigrizia. Per me prendermela comoda è passare dalla modalità del fare alla modalità dell’essere. Al nutrire quelle qualità contemplative che fanno parte della nostra natura e che rischio di lasciare sempre un po’ offuscate e contratte dalla necessità dell’azione.
Prendersela comoda è trovare, nelle attività della vita quotidiana, un equilibrio tra quelle che mi svuotano e quelle che mi nutrono. Non è vero che sono tutte cose che devo fare: molte sono azioni che faccio per abitudine, per la difficoltà a smettere e a fermarmi. E se le guardo scopro che c’è una abitudine sottile: quella alla pressione che tiene a bada il senso di colpa della libertà.
Pratica informale
Facciamo un piccolo elenco delle attività quotidiane che nutrono e di quelle che svuotano. Se sono sempre le stesse cose suddividile in micro-attività e suddividi l’elenco tra il fine settimana e la settimana. Dopo aver fatto l’elenco guardiamo se possiamo annotare quelle nutrienti – che danno energia, calma, centratura – e quelle che invece svuotano, portano tensione o collassano la nostra energia. Guarda se puoi mettere equilibrio tra queste attività. Guarda se puoi inserire, alla fine di una giornata che ti ha svuotato, qualcosa di nutriente e semplice, qualcosa dell’elenco delle attività in cui prendi energia. Prova a cercare modi in cui modificare l’equilibrio tra azioni svuotanti e azioni nutrienti con cose molto semplici: una pausa di respiro tra un’attività e l’altra. Andare a piedi anziché in auto. Fare una cosa in meno anziché una in più.
E fai attenzione se, dentro di te, svaluti l’idea di portare più spazio alla modalità dell’essere nella tua vita. Fai attenzione se provi difficoltà a passare da una serie di attività svuotanti ad attività nutrienti. Fai attenzione perché potresti scoprire che la pressione è un mezzo, improprio, per tenere a bada il più sottile e radicato senso di colpa che abbiamo. Il senso di colpa per la libertà. Per la libertà di essere se stessi.
Non c’è problema così terribile a cui non si possa aggiungere un po’ di senso di colpa per renderlo ancora peggiore. Bill Watterson
© Nicoletta Cinotti 2018 Il protocollo MBSR