
Non è semplice trovare il giusto ritmo. Un ritmo che rispetti i nostri tempi e le necessità delle persone che amiamo. Ogni giorno cerco di trovare un equilibrio e tutti i giorni questo equilibrio cambia. In parte cambia perché cambiano le circostanze esterne. In parte cambia perché c’è un sentimento che regola la qualità e il ritmo della nostra cura. E questo sentimento si chiama ansia.
Se siamo molto ansiosi, o anche semplicemente se siamo ansiosi, rischiamo di fare troppo. A volte fare troppo è un modo, inconsapevole, per regolare la nostra ansia. Come se dentro di noi ci fosse una credenza implicita “Più fai e più sei al sicuro”. In realtà non è così e ce ne accorgiamo ben presto perché più facciamo e più è possibile sbagliare. Più sbagliamo e più ci sentiamo insicuri e l’insicurezza è un formidabile combustile per l’ansia. Se all’inizio siamo ansiosi 5, in una scala immaginaria di misura dell’ansia, dopo un errore siamo ansiosi 7 e dopo due errori siamo ansiosi 27…e così via, con un tasso incrementale di crescita dell’ansia che è peggio di una curva di contagio.
Allora che fare, in questo universo ansioso in cui viviamo? Come al solito la risposta è paradossale: fermarsi, riconoscere che siamo ansiosi e che l’ansia è il sentimento che ci suscita il futuro. Per questo trovare un modo, formale o informale, per atterrare nel presente, è la cosa migliore che possiamo fare. Magari cerchiamo di fare un atterraggio morbido perchè il presente non sempre è facile. Forse è proprio per questo che lo evitiamo e scappiamo nel futuro.Abbiamo invece bisogno di dare piena attenzione a quello che già è presente. E per fare ciò nessun regalo può essere più prezioso della nostra attenzione. Per l’ansia non c’è terapia più efficace dell’attenzione, La mindfulness altro non è che una cura che utilizza la padronanza dell’attenzione. Se vogliamo una vita più piena e soddisfacente non abbiamo bisogno di fare di più: quando lo facciamo aumentiamo la possibilità di confonderci. Abbiamo bisogno di fare di meno e di essere presenti, nel presente, a quello che facciamo.
La paura di sbagliare nasce dalla vergogna che siamo abituati a provare davanti agli errori, come se noi fossimo i soli a sbagliare, come se dovessimo nascere “già imparati”. Oppure, a volte, evitiamo di metterci in situazioni nuove per evitare l’ansia che queste ci provocherebbe: in questo modo la nostra possibilità di imparare rimane schiacciata tra vergogna e ansia, e nessuna delle due è una buona compagnia. Nicoletta Cinotti da Mindfulness in cinque minuti
Pratica di Mindfulness: Coltivare l’attenzione: i gatha
© Nicoletta Cinotti 2020 Parole che si poggiano sul cuore