
“Aprile è il più crudele di tutti i mesi, genera lillà dalla terra morta, mescola memoria e desiderio, desta radici sopite con pioggia di primavera. L’inverno ci tenne al caldo, coprendo la terra di neve immemore…“, dice Tomas Eliot in una delle sue poesie. La crudeltà è dovuta al fatto che sveglia i nostri desideri e, svegliandoli, ci fa sentire tutto l’impeto della mancanza oltre che tutta la forza del desiderio. L’essere immemori, come la terra sotto la neve, ci lascia in un torpore riposante. Aprile è il desiderio e la forza di quello che vuole vedere la luce, che vuole spuntare alla nostra consapevolezza. Per questo non ci lascia tranquilli: ci costringe al lavoro della fioritura.
Questa è la definizione di consapevolezza e la radice della sua forza di cambiamento: una volta che siamo consapevoli siamo anche invitati a fiorire, a fare quei passi che ci portano a sostenere le conseguenze di quello di cui abbiamo preso consapevolezza. Se siamo inconsapevoli, se siamo immemori, possiamo dormire sogni tranquilli. Se siamo consapevoli non possiamo accontentarci dell’evitamento. Non possiamo accontentarci del ristagno. Incominciamo a sentire la spinta al cambiamento. Un cambiamento che non nasce da una lista di cose che dovremmo fare, non nasce da una lista di buone intenzioni. Il cambiamento che nasce dall’aver preso consapevolezza è un movimento interiore che ci spinge in avanti e che non è così facile sopire di nuovo.
È così che la consapevolezza porta cambiamento: attraverso una motivazione forte come la nostra stessa vita. Una motivazione interiore che diventa motore. Non è un cambiamento che nasce dalla razionalità: è un cambiamento che nasce dall’intravedere una nuova direzione. È un cambiamento che accetta il rischio squisito della fioritura: una bellezza senza la certezza del frutto. Eppure cosa sarebbe il mondo se perdesse la fioritura? Cosa sarebbe la nostra vita se smettessimo di agire perché non abbiamo la certezza di sapere come andrà a finire? È questa la bellezza a cui ci richiama Aprile: la bellezza del fiorire senza sapere se ogni fiore diventerà frutto. Il ciliegio non ha paura di fiorire: perché dovremmo averla noi?
All’ombra dei fiori
nessuno
è straniero. Kobayashi Issa
Pratica di mindfulness: La meditazione del fiume
© Nicoletta Cinotti 2019 Serata di presentazione del protocollo MBSR
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