
Tutti noi abbiamo un dio minore, al quale attribuiamo grande fiducia e al quale ricorriamo nei momenti di difficoltà quotidiana. Non le grandi difficoltà. Parlo della necessità di organizzare la giornata, l’agenda, le cose da fare.
In questi casi molte persone fanno delle liste. Abitudine tanto diffusa che esiste una applicazione – si chiama Wunderlist – per fare delle liste sul cellulare e condividerle con altre persone quando i compiti vanno portati avanti insieme. Ci sono persone che senza liste si sentono perse. Altre, come me, che pretendono di ricordarsi che cosa va fatto e basta. Non faccio nemmeno la lista della spesa. Preferisco correre il rischio di dimenticare qualcosa.
Perché mi sono accorta che le liste hanno un effetto collaterale (almeno su di me): diventa più importante smarcare il compito che stare nell’azione. Diventa più importante ubbidire a quella progressione di impegni che essere in dialogo. È per questo che la lista diventa una specie di dio minore: ubbidiamo alle sue regole e alla sua necessità con una fede cieca come se l’aver smarcato tutti gli elementi della lista fosse una fonte di sicurezza e gratificazione che va al di là dei singoli impegni. La lista acquista un valore a sé stante. E noi acquistiamo un senso di potenza quando ne concludiamo una.
Così non riesco a rinunciare alla mia non lista. Vado avanti a tentoni, cambiando strada spesso e infilando nel carrello del supermercato qualcosa di sbagliato. Certo, mi dico, se facessi la lista di quello che mi manca non succederebbe. Solo che non voglio che il fare diventi più importante del domandarmi “cosa ha la priorità in questo momento?” Non voglio che la domanda “Cos’è questo“, la domanda interiore della pratica zen, venga sostituita dalla certezza che la prossima cosa da fare è quella che viene dopo nella lista. Voglio fare come quell’uomo che sapeva che, per trovare la strada, bisogna chiudere gli occhi e cercarla al buio. Facendo così evitò parecchie distrazioni e, alla fine, trovò la strada che stava davvero cercando. Non quella che aveva messo nella lista qualche tempo prima. Perchè non sapere sempre cosa fare offre spazi di meraviglia e stupore.
Il più grande ostacolo alla scoperta non è l’ignoranza ma l’illusione della conoscenza. Estelle Frankel
Pratica di mindfulness: Meditazioni su corpo, respiro, suoni, pensieri
© Nicoletta Cinotti 2019 Verso la self compassion. Ritiro di Primavera