
ieri Genova ha avuto il suo giorno della memoria. Un giorno difficile perché ricordare riporta a galla lutto e dolore. Oggi, invece, è festa e quindi non sta bene parlare di quello che, invece, ieri si doveva dire.
Io ho preferito il silenzio perché ho, con la memoria, un rapporto ambivalente. Sono figlia di una donna che ricordava tutto nei minimi dettagli e che ora non ha più la memoria a breve termine. Risolve il problema evitando quello che la mette in difficoltà. Anch’io ho avuto una memoria pazzesca e non era un bel vivere. Adesso ho una memoria normale e vivo molto meglio. Perché c’è una relazione tra la memoria e la paura. La paura è come se fosse un fissativo della memoria (a meno che non arriviamo al vero e proprio trauma: in quel caso dissociamo). Più siamo spaventati più siamo attenti a tutti i dettagli e li teniamo in considerazione. Le persone rilassate sono i peggiori testimoni del mondo. Anche quelle troppo spaventate però lo sono perché ingigantiscono i particolari estrapolandoli dal contesto più ampio.
Io non vorrei dimenticare però vorrei fare un uso consapevole delle memoria. Invece ho sempre l’idea che quando si rimane troppo attaccati ai ricordi se ne fa un uso inconsapevole. Si celebra un giorno e si dimentica il giorno dopo. Ecco io vorrei essere un’esperta del giorno dopo, quello in cui si riflette, si è presenti, si cresce in consapevolezza. E vorrei quella speciale memoria che è data dalla consapevolezza: sati, infatti, oltre che consapevolezza, vuol dire anche memoria. Ricordarsi di essere presenti. Se siamo presenti non dimentichiamo la manutenzione, non dimentichiamo i pericoli, non neghiamo la realtà. Siamo presenti sul momento e anche il giorno dopo, che è quando qualcosa deve essere fatto. Ciao Genova
Pratica del giorno: LA MEDITAZIONE CAMMINATA (scarica il pdf)
©Nicoletta Cinotti 2019 Vulnerabili guerrieri: il coraggio nella pratica di mindfulness