Immaginiamo un evento banale della nostra vita quotidiana: proviamo a descriverlo nella mente con attenzione e vediamo come cambia la nostra reazione a questo evento a seconda del nostro umore. Se siamo di buon umore potremmo passarci sopra senza difficoltà mentre se siamo in una giornata negativa potremmo rimanere intrappolati in una serie di pensieri rimuginativi che non avranno certo l’effetto di migliorare il nostro umore!Tendenzialmente tendiamo a sottovalutare quanto il nostro umore influenzi i nostri pensieri e, soprattutto, tendiamo a credere ciecamente ai nostri pensieri.
In realtà possiamo facilmente catalogare una serie di categorie di pensiero che usiamo abitualmente nei momenti negativi.
- CATASTROFIZZARE: Questo stile di pensiero amplifica l’ansia e tende ad aspettarsi il peggio dalle diverse situazioni. A volte costruiamo con molta attenzione i diversi scenari fino a che non precipitiamo letteralmente nell’ansia con una contrazione del respiro che diventa sempre più alto e un anello di costrizione toracico.
- ESAGERARE I DETTAGLI NEGATIVI E MINIMIZZARE QUELLI POSITIVI: Questa modalità contribuisce alla formazione della depressione e comporta un rifiuto degli aspetti positivi delle esperienze mentre i dettagli negativi vengono ingigantiti. Spesso si introduce questa modalità attraverso il “ma”…tutto bene ma….e inizia la lista delle cose che non vanno. Oppure con il però…è andata bene però…non tutti hanno applaudito…In questo modo, senza accorgercene, diamo più potere alle esperienze negative.
- LETTURA DEL PENSIERO: Spesso siamo convinti di sapere quello che passa nella mente degli altri, glielo attribuiamo e in questo modo la nostra previsione viene confermata. In realtà queste profezie autoavverantesi sono spesso frutto propiro della modalità implicita di comunicazione. Queste interpretazioni implicite della mente degli altri tendono a mantenerci ansiosi, agitati o depressi e a confermare l’umore di base. L’altro effetto è che ci proiettano in un altrove, lontano dal momento presente.
- I “DEVO”:Molto spesso nella nostra comunicazione usiamo il verbo dovere come un rafforzativo dell’importanza di ciò che stiamo dicendo. L’effetto però di queste affermazioni è quello di renderci pieni di sensi di colpa nei confronti di tutti i doveri che non riusciamo ad ottemperare. Costruiamo cioè una lista di regole che rompiamo continuamente sentendoci in colpa o a disagio e, viceversa, quando sono gli altri a rompere queste regole dettate da noi, finiamo per arrabbiarci in maniera sproporzionata e poco comprensibile per il nostro interlocutore. Costruiamo così un modello di frustrazione e risentimento che, paradossalmente, ci tiene lontani proprio dal realizzare ciò che abbiamo bisogno di fare.
- BIASIMARE: C’è un’altra trappola mentale che possiamo interrompere con la attenzione consapevole ed è quella del biasimare, ritenendo noi e gli altri responsabili di quello che non è andato secondo le nostre aspettative. Un atteggiamento in cui il nostro grounding è sostituito dalle nostre illusioni.
Cosa possiamo fare?
Possiamo provare a costruire la nostra lista TOP TEN, ossia prestare attenzione a cosa succede nella nostra mente e nel nostro corpo quando siamo di cattivo umore per domandarci se quel pensiero nasce dal contatto con la realtà o dal ritirarsi in una delle nostre abituali trappole mentali….quelle che ci danno sempre ragione…e, inoltre, quando ci accorgiamo di essere invasi dai pensieri possiamo fare una classe d’esercizi o una pratica di mindfulness
Ecco un esempio di TOP TEN
- SBAGLIO SEMPRE
- SONO UN PERDENTE
- QUALCOSA DEVE CAMBIARE
- NESSUNO MI CAPISCE
- IL MONDO E’ CONTRO DI ME
- NON CE LA FACCIO PIU’
- VORREI SCOMPARIRE
- NON VALE LA PENA
- SONO COSI’ IMPOTENTE
- MI ODIO
@ Nicoletta Cinotti 2012
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