
Spesso mi accorgo di fare fatica a dare una misure alle cose. All’inizio parto in grande e in modo un po’ sprovveduto. Poi strada facendo mi accorgo di quello che era davvero necessario. Per dirla in una parola parto molto ottimista e arrivo più realista. Nel passare dall’ottimismo al realismo faccio pratica di resilienza. Il dovermi confrontare con le necessità che sorgono e a cui non avevo pensato mi porta, senza che lo voglia davvero, a essere molto adattabile. Modifico, aggiusto, accetto, riduco le mie pretese e lascio che sia la realtà a farmi cambiare idea. Non chiedo mai alla realtà di cambiare: ho capito che non è possibile.
Per tanto tempo mi sono rimproverata questa fiducia della partenza. Oggi capisco che, senza questo slancio iniziale, non partirei. Forse è lo stesso anche per altre persone: abbiamo bisogno di credere che tutto sia possibile per convincerci a muovere i primi passi nel mondo. In fondo anche i bambini sono così: grandiosi, energici, un po’ sprovveduti. Crescendo imparano a prendere le misure. C’è chi invece prevede tutto prima e parte armato contro ogni possibilità. Sono i fantomatici organizzatori. Vorrei viaggiare con loro: dev’essere molto rassicurante avere una risposta per ogni imprevisto. Per ora mi limito ad accettare che muovermi così mi ha insegnato l’adattabilità. E, cosa più importante, muovermi così mi ha insegnato a sognare e a leggere i messaggi che scrivono le cose comuni che accadono. Perchè la realtà è così: manda continuamente messaggi che ci dimentichiamo di leggere!
Mi sforzo di leggere i messaggi che scrivono le cose, le cose comuni di un comune mattino. Il sedano tagliato sul tavolo di cucina mi affascina (…) e anche non riesco a decifrare molto bene le screpolature nella corteccia del noce davanti alla porta. Claude Roy
Pratica di mindfulness: Accettare ciò che non vogliamo
© Nicoletta Cinotti 2021 Mindfulness ed emozioni