
Se penso alla mia anima e alla mia storia mi immagino come una persona arrivata sulla porta dell’età adulta con un groviera al posto del cuore. C’erano un sacco di buchi costituiti da nutrimento non ricevuto, qualche piccolo trauma, qualche malattia familiare. Ero un formaggio saporito ma i buchi facevano male.
All’inizio ho cercato di riempirli: a vent’anni ero già in psicoterapia (non so se esiste la pensione da paziente ma se esistesse io credo che avrei già un bel punteggio). Ho cercato di riempirli a modo mio – studiando, viaggiando, mangiando poco, dormendo poco perché riempire i buchi del groviera è un’attività parecchio affannosa.
Per qualche strana ragione più ci butti dentro qualcosa e più sembra assorbirsi e svanire nel nulla, come quando butti l’acqua nella sabbia. Alla fine mi sembrava che cercare di riempirli non servisse a molto. In più avevo scoperto che nella vita ci sono delle relazioni, delle persone, che sono come topolini: si buttano sul tuo formaggio e ci aggiungono qualche buco. Ci metti un po’ accorgertene: poi quando te ne accorgi mandarli via non è nemmeno facile. In genere quando interrompi la relazione con i topolini, loro protestano: si sentono trattati ingiustamente e si dimenticano che non è scontato mangiare il formaggio degli altri.
Comunque ad un certo punto ho capito che quei buchi erano da accogliere e accettare. Erano i buchi che mi facevano credere di non essere adeguata. Non si capisce adeguata a cosa, ma anche questo non è importante.
Il fatto è che veniamo modellati dall’amore e dalla disponibilità: non solo da quella degli altri ma anche dalla disponibilità nei nostri confronti. E, nel mio tentativo di riempire i buchi non ero disponibile: ero critica. Non ero critica verso chi aveva contribuito alla formazione dei buchi: ero critica perché non riuscivo a colmarli. E credo, in questo, di non essere l’unica. Davvero spesso siamo occupati dal finire l’opera incompiuta da altri e ci critichiamo di non riuscire a farlo. L’opera incompiuta è la nostra bellezza: non deve compiersi, deve solo svelarsi.
Nel tempo ho imparato a non tappare i buchi del groviera e a guardare in controluce la loro bellezza. Oggi sono un groviera felice – un po’ svizzero – ma felice.
Le nostre vite sono svizzere –
così calme – così fredde –
fin quando un pomeriggio strano
le Alpi tralasciano i sipari
e noi guardiamo più lontano!C’è l’Italia dall’altra parte! Emily Dickinson
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© Nicoletta Cinotti 2018 Amore e passione tra mindfulness e bioenergetica