Giornata internazionale dello Yoga: forza e arrendevolezza
Il 21 Giugno, giorno del solstizio d’estate, in più di 170 Paesi del mondo, sarà una giornata dedicata alla pratica Yoga. Noi la festeggeremo, a Genova il 18, 19, 21 giugno (puoi trovare qui il programma completo) con una anteprima domenica 12 giugno alle 18 per un incontro dal titolo “La parola meditata” – con Nicoletta Cinotti – al Festival Internazionale della poesia. Saranno giorni in cui provare la meraviglia di ascoltare i battiti del proprio cuore durante una meditazione o una serie di asana, in luoghi magici, quali le porte spalancate, i terrazzi e gli atri di palazzi storici, la riva del mare, un porto, scorci di bellezza all’interno di una città, spazi nei quali se stendessimo un tappetino in qualsiasi giorno dell’anno saremmo guardati con sospetto di follia. Nel solstizio si celebra l’arrivo dell’estate, la festa della luce e del raccolto, il tempo di fermarsi, così una giornata dedicata allo Yoga, per sperimentare differenti pratiche che hanno lo scopo comune di promuovere la pace, il silenzio interiore, la capacità di fermarsi ad ascoltare.
Un’opportunità per provare un’esperienza unica, praticare in una cornice insolita che cattura sguardo e cuore ed emoziona alla vista, provare a rimanere a casa nel proprio cuore lasciando aperta la porta alla bellezza, al che cosa succederà, alle parole che, chi guiderà la pratica, sceglierà per noi, all’arte e la storia che ci circonda, al suono delle onde,…sentire i propri piedi radicati e la testa immersa nel cielo di un arazzo, naturale o artistico esso sia.
Amo gli alberi, sono come noi, radici in terra e testa verso il cielo Erri de Luca
Una buona occasione per domandarsi:
Che cosa cerchiamo attraverso le posizioni yoga?
Cerchiamo non flessibilità, bensì apertura, consapevolezza. Possiamo immaginare la consapevolezza come il sole, dove arrivano i suoi raggi scaldano e sciolgono le tensioni, aprono, ovvero creano spazio dove accogliere e abbracciarsi è di nuovo possibile.
Mi piace sentire che ci muoviamo alla ricerca dell’equilibrio tra: shtira– ciò che è stabile, forte, radicato e, sukha, – ciò che è morbido, senza tensioni, in agio; due parole pali per dire equilibrio tra effort e surrounding ovvero sforzo e arrendevolezza, grace e gravity o grazia e gravità.
Siamo tutti soggetti alla gravità, ciò che ci tiene a terra, spinge verso il basso, permette di cedere ai pesi quotidiani, fa sentire la fatica di camminare eretti e nello stesso tempo di scaricare a terra la nostra energia e far crescere in essa le nostre radici, sorregge i nostri “rami”. In particolare, gli anni che passano ci mostrano gli effetti della gravità sul corpo: la pelle, i muscoli e il pavimento pelvico perdono tonicità, le spalle s’incurvano e spesso accade che lasciamo al diaframma poco spazio di mobilità. La gravità la possiamo però anche sperimentare come qualità di saggezza, radicamento e stabilità, ancoraggio alla terra.
Quello che dimentichiamo è che siamo tutti soggetti anche alla grazia, ciò che invece ci fa andare verso l’alto, tiene il nostro spirito sollevato, il nostro sguardo acceso, il corpo tonico, il respiro fluido e il movimento elegante e leggero. La nostra chioma che si muove al vento, le gemme preziose di ogni primavera, le foglioline verdi e i frutti maturi di ogni estate, dentro o fuori di noi. La qualità che meglio descrive la grazia trovo sia la morbidezza, la fluidità, l’onda del respiro.
Nelle asana dello yoga cerchiamo di esplorare entrambi gli aspetti, portando l’attenzione all’una e all’altra, attraverso il gioco dell’equilibrio e l’attivazione di quelli che, nel linguaggio yogico, chiamiamo bandha o nodi, nei quali tratteniamo l’energia per indirizzarla verso la nostra intenzione.
Scoccare una freccia
Mi piace iniziare la pratica con un’intenzione, più spesso è quella di essere presente nel qui ed ora di ogni momento, o una domanda “cosa accade al mio respiro nelle diverse posizioni?”, o la ricerca della morbidezza, di quel punto dove non c’è pensiero, solo presenza, altre volte cerco la forza, una scarica di energia o al contrario il ricaricarsi…dico spesso che scegliere un’intenzione è come scoccare una freccia, diverso da avere un’aspettativa, è decidere dove posare lo sguardo e l’attenzione, quale e dove gettare l’ancora.
Questo il mio suggerimento per la Giornata internazionale dello yoga: praticate, scoccate la vostra freccia nel vento leggero che si muove tra grazia e gravità, tra forza e morbidezza e siate curiosi di cercare dove vi porterà, dove si è fermata, quale “fianco” ha scoperto, senza giudizio, nella semplicità della realtà di questo momento, che non posso fissare nemmeno con la scrittura, già passato, ma così bello sentirsi vivi nel suo scorrere!
Mentre scrivo in treno un vecchio barbone seduto poco più avanti trovo reciti una poesia che racconta della quotidiana ricerca di equilibrio tra sforzo e arrendevolezza, la riporto con le sue parole:
“io volevo una vita un po’ più carina…a volte passo giorni senza dire una parola con nessuno, tutti stanno andando veloci e uff …ho girato il mondo intero, soprattutto il Sudamerica… e ora sono fermo…non è colpa di chi non si ferma (a parlarmi), sono io che ho fatto male i conti, dovevo pensarci prima…rimandavo, (mi dicevo) ora faccio questo e poi faccio quello…e poi, invece, il tempo passa, gli anni passano e …ti devi sedere…già…(ed è solo questo istante che conta ed è già passato)”
Anche a Genova le scuole di Yoga si sono unite per apparecchiare la tavola di questo giorno, trovate qui tutte le iniziative:https://www.facebook.com/events/589869024517922/
Vi aspettiamo!
© Valeria Maggiali 2015 Ed riv. 2016