
Che cos’è la poesia? Una domanda da cui partire. Come risposta una circumnavigazione.
Giardini immaginari con rospi veri dentro è la definizione più folgorante di poesia che abbia mai incontrato. È anche l’unica che ricordi e che posso offrire, se costretto ad armarmi di parole per rispondere alla domanda “che cos’è la poesia”. Altrimenti, se non si pretendono parole, faccio un sorriso. È una definizione di Marianne Moore in una poesia che si intitola, per l’appunto “Poesia”.
Non piace neanche a me – questo il primo verso che discende dal titolo – ci sono cose più importanti di questi trastulli. Eppure leggendola, in qualche modo, pur con tutto il disprezzo possibile, uno scopre che in essa c’è qualcosa di autentico. (…) Il risultato non è poesia, prosegue finché i poeti, non offriranno al nostro esame giardini immaginari con veri rospi dentro.
I giardini devono essere immaginari ma, dentro, i rospi devono essere veri. Il contrario sarebbe impostura.
Ecco questa è, anche per me, la migliore definizione di poesia. Un giardino immaginario che mi permette di vedere i veri rospi. Tratto liberamente da Gian Luca Favetto, Attraverso persone e cose. Il racconto della poesia, ADD ed.
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