
Ci sono due cuori dentro di noi. O meglio il nostro cuore ha due facce che sono così diverse da sembrare proprio due diversi cuori. Uno è il cuore che guarda al passato: occhieggia tra le scapole e si guarda le spalle. Conosce sulla propria pelle quanto possono costare gli errori e cerca di proteggersi dai tradimenti e dalle novità indesiderate. È un cuore sospettoso perché è stato ferito. Non si diventa grandi senza sbucciature sulle ginocchia e sul cuore. Se non si hanno sbucciature si diventa vecchi prima ancora di avere vissuto. Quindi molto meglio le sbucciature.
Poi c’è il cuore che guarda davanti, verso il mondo e verso gli altri. È il cuore della speranza, della voglia di giocare, della fiducia. A volte il cuore dietro lo mette in guardia e lui si fida del cuore dietro perché ha molto vissuto mentre lui, che guarda avanti, è un vero principiante, pieno di interesse e curiosità. Ha sempre qualcosa di nuovo da imparare e riesce a sorprendersi ogni giorno, indipendentemente dalla sua età. Ascolta le storie che gli racconta il cuore dietro ma non vorrebbe farsi troppo condizionare. A volte cerca di scappare alla tirannia del cuore dietro, quando diventa troppo protettivo. Allora fa gesti impulsivi che subito confermano l’altro che è meglio stare al riparo.
C’è un luogo però dove questi due cuori possono incontrarsi e mettersi d’accordo. Dove la capacità di sorprendersi non è offuscata da ciò che abbiamo vissuto.E l’avidità del principiante non ci spinge troppo verso il futuro. È il presente. Se non corriamo troppo veloci tra un cuore e l’altro ci accorgiamo che sta proprio in mezzo, il presente. Perché anche il presente ha un cuore. È un cuore ricco di compassione per i dolori del passato e ricco di fiducia per le possibilità del presente, per l’energia da debuttanti che possiamo portare nella nostra vita, senza diventare imprudenti. Se hai compassione non puoi temere il presente. È la mancanza di compassione che ci fa correre tra passato e futuro: ci affidiamo alle sorti della ragione e così perdiamo l’unico momento che abbiamo. Un momento illuminato dalla luce della compassione.
Praticando mi sono accorta che dietro c’è un cuore più antico e più esposto che chiede di essere sentito e curato. Sentiamo senza correggere, senza volere che ci sia altro da quello che c’è; le pratiche servono a chi ne ha bisogno, meno compassione abbiamo e più siamo adatti a questa pratica. Chandra Livia Candiani
Pratica di mindfulness: Cullare il cuore
© Nicoletta Cinotti 2020 Il protocollo MBSR edizione invernale