
Nella nostra vita possiamo andare in due direzioni: o svegliarci e prendere contatto con la realtà o dormire. In mezzo tante transizioni diverse ma, di fatto, sta tutto in questo passaggio tra la notte e il giorno che si ripete moltissime volta. Svegliarsi è entrare in contatto con le cose così come sono. Dormire è evitare di guardare, di sentire, di essere presenti. Nessuna delle due cose è gratis: entrambe portano delle conseguenze. Che altro non sono che le conseguenze delle nostre scelte.
Il bello è che le stesse cose possono farci venire sonno o svegliarci: non dipende tanto da quello che viviamo se stiamo svegli o dormiamo. Ho visto cose che a me apparivano evidentissime non destare nessuna risposta nelle persone (e non sto parlando della legge di bilancio o del cambiamento climatico: due cose in cui sono meravigliata da quanto poco destinino risveglio). Le relazioni sono un ambiente perfetto dove accorgersi di questi aspetti. Ci sono relazioni che portiamo avanti come se dormissimo e altre che le portiamo avanti proprio perché ci fanno dormire sonni tranquilli. Sono le relazioni che hanno uno scopo principale: dare stabilità alla nostra instabilità interiore.
Il punto è che se usiamo le relazioni solo per darci conforto alla fine diventano relazioni che ristagnano e che, proprio per questo, ci rendono ancora più insicuri. E insoddisfatti. L’idea che una relazione debba farci dormire sonni tranquilli è obsoleta quanto diffusa. È un’idea da anni ’50 in cui le donne erano deboli, senza titolo di studio e dipendenti e dovevano avere un partner per vivere. E gli uomini non sapevano cucinare, tenere una casa, essere materialmente autonomi nella vita e dovevano avere una donna (anche se una domestica sarebbe stata più che sufficiente) che si prendesse cura di lui. È passato del tempo: le donne lavorano e gli uomini sanno tenere una casa: questa notizia è ufficiale.
Sarebbe interessante usare le relazioni per svegliarci, per metterci di fronte ai nostri dubbi e alle nostre paure. Per esempio anziché cercare una relazione che ci dia sicurezza, anziché sognare l’amore come una salvezza, sognarlo come una opportunità per crescere, per imparare a cambiare. Anziché chiedere che l’altro faccia quello che ci fa sentire sicuri, prendere lo spunto per acquistare sicurezza su quello che adesso ci spaventa. Non lo facciamo con la scusa che se lo facessimo non avremmo più bisogno di innamorarci? No, non è vero. Non lo facciamo perché amiamo le soluzioni comode, quelle che hanno effetto immediato e breve durata. Brevissima durata perché appena l’altro/a non combacerà più esattamente con i nostri bisogni saremo costretti a cambiarlo/a o a dormire sonni ancora più profondi.
Se ci bendiamo gli occhi di fronte a questa intelligenza più grande che opera in noi, pensando piuttosto che potrebbe essere qualcun altro a darci ciò di cui manchiamo, allora la passione porterà più dolore che arricchimento. John Welwood
Pratica del giorno: Meditazione del mattino
© Nicoletta Cinotti 2018 Amore e passione tra mindfulness e bioenergetica