Nell’ampia letteratura esistente il termine “psicosomatico” viene usato in contesti e con significati molto diversi che hanno in comune solo un vago riferimento ai rapporti tra mente e corpo. Un minestrone nel quale è difficile riconoscere i diversi ingredienti e la loro diversa importanza: proviamo a fare qualche distinzione per muoversi nella grande area della medicina psicosomatica.
1-A volte il termine viene usato per indicare quei sintomi somatici soggettivi che senza alcuna base organica dimostrabile si associano a disturbi di tipo nevrotico di stretta competenza psichiatrica (es,nevrosi isterica).
2-Altre volte il termine viene usato per indicare una serie di disturbi somatici soggettivi che si accompagnano ad alterazioni funzionali transitorie e reversibili associate a quadri psicopatologici quali l’ansia o la depressione.
Si tratta in questi casi di disturbi di competenza psichiatrica che tuttavia hanno un significato psicosomatico in quanto possono rappresentare, in opportune circostanze, i precursori della malattia.
3-Si intende infine per psicosomatica un ampio campo della patologia caratterizzata da alterazioni anatomopatologiche e da disturbi funzionali (e quindi tradizionalmente di competenza medica) dove tuttavia è possibile riscontrare alterazioni dell’aspetto emozionale con possibile significato patogenetico.
I primi due gruppi possono essere definiti come “psicosomatica minore”, l’ultimo gruppo può essere invece considerato come ” psicosomatica maggiore”
Riassumendo possiamo dire che si intende per malattie psicosomatiche malattie con anatomia patologica e fisiopatologia conosciute alla cui patogenesi concorrono determinanti di tipo emozionale.
La medicina psicosomatica non è una nuova specializzazione
La medicina psicosomatica non è una nuova specializzazione nè una branca nuova della scienza medica: è piuttosto una corrente di pensiero con accesso multidisciplinare, un modo di interpretare e di esercitare la medicina, una forma mentis, uno stile di approccio; pertanto non si affianca alle specializzazioni ma tutte le include. La medicina psicosomatica non è una nuova specializzazione ma permea e interessa tutte le branchie della medicina. Può essere definita come lo studio dei rapporti tra psiche e corpo, studio reso possibile dal presupposto che fatti psichici influenzano la fisiopatologia e , viceversa, che questa produce risonanze emotive( fatti somatopsichici).
La patologia psicosomatica si divide in due grandi sezioni: le reazioni e le malattie
La reazione psicosomatica è un fenomeno a corto circuito, la conseguenza fisiologica di un evento-stimolo, che agisce in senso psicogeno, con un contenuto emotivo in rapporto di derivazione comprensibile con l’avvenimento causale
Possono essere un esempio l tachicardia da spavento, l’ipertermia transitoria in situazioni di stress, morte di paura come certi infarti, la maggior morbilità e mortalità che si verifica per il crollo delle difese biologiche.
La malattia psicosomatica ha una eziologia conflittuale, è la elaborazione intrapsichica di una situazione -stimolo che agisce in senso psicogenetico. E’ un complesso meccanismo difensivo ricco di significato psicologico e sostenuto spesso da una personalità nevrotica
In senso psicosomatico possiamo fare una distinzione tra malattie sine materia o funzionali come la nevrosi cardiaca, la nevrosi gastrica, la colite spastica o psicosomatosi, dette anche nevrosi d’organo come l’infarto, l’ ulcera, la colite ulcerosa, l’ipertensione. Sono disturbi percepiti in un unico organo o apparato.
Possiamo parlare di psicosomatosi anche per gravi malattie organiche con ricca risonanza emotiva come il cancro, dove una concausalità psichica è spesso evidente e dove comunque la struttura e l’equilibrio della personalità sono determinanti nel prolungare la vita
A questa classificazione dobbiamo poi aggiungere le sindromi isteriche che sono disturbi somatici solo in organi a muscolatura striata e le sindromi neuroasteniche, disturbi percepiti ovunque come la fibromialgia.
L’unità funzionale di psiche e soma
E’ più conveniente tradurre i termini di psiche e soma in termini rispettivamente di soggettività e oggettività: la soggettività è tutto ciò che l’individuo vive e il modo come descrive il proprio corpo, mentre per oggettività intendiamo tutto ciò che è osservabile e verificabile dall’esterno.
La soggettività sfugge alle delimitazioni di tipo anamnestico e diagnostico, a quegli aspetti quindi materializzabili, il che può provocare situazioni di disagio nel medico. Di contro l’oggettività si presta alle indagini abituali di determinazioni e valutazioni tangibili di quanto succede nel corpo dell’individuo.
Si spiega così come le ricerche psicosomatiche, volte a spiegare fatti clinici, abbiano promosso il sorgere di un certo numero di ipotesi senza riuscire a tutt’oggi a fornire un’immagine dei processi patologici tali da integrare tutti i dati somatici e psichici.