
Ogni tanto cadiamo nella tentazione di fare domande all’esperto. È inevitabile. Ci sembra che buttare la palla di là dalla rete sia un bel modo per toglierci una patata bollente. Poi l’esperto se ha fretta cade nella tentazione della risposta: una frase ben confezionata, corretta nella sostanza ma che manca di un ingrediente fondamentale. L’unico ingrediente che può davvero limare la disparità di conoscenza: la conversazione.
Nella conversazione il tema viene mandato avanti e indietro, tra gli interlocutori di quella conversazione e ogni volta ne usciamo arricchiti. La conversazione ci lascia liberi dalla tirannia dell'”unica risposta giusta” e ci porta nel dominio delle risposte possibili, delle situazioni possibili- Ci porta nel dominio della realtà dei fatti e delle relazioni. Un dominio dal quale non possiamo sfuggire perché la responsabilità non è solo un peso: è anche potere.
Fare la domanda all’esperto a volte nasconde il desiderio di sottrarsi dalla responsabilità e dalla possibilità dell’errore. Consideriamo solo la ferita legata all’errore ma ogni errore contiene in sé l’energia per la sua riparazione. È lì che ci aspetta, l’energia della riparazione. Aspetta che la prendiamo in mano e che, prendendola per mano, facciamo il gesto che ci restituisce potere, il gesto della riparazione.
Carl Rogers diceva che nessun esperto dovrebbe mai togliere il problema dalle mani di chi ce l’ha perché questo sarebbe metterlo in una condizione di impotenza e inadeguatezza. È proprio così: se sono io che risolvo il tuo problema non ti faccio nessun regalo. Ti dico, implicitamente, che sei incapace a farlo tu. Il regalo che posso fare è entrare in un dialogo, in una conversazione con te e aiutarti a riconoscere le tue capacità di risolvere il problema.
Spesso scegliamo la domanda invece che la conversazione anche per un’altra ragione. Ci sembra che la risposta chieda poco sforzo mentre la conversazione richiede l’impegno della cura. È vero: la conversazione è impegnativa. È vero che richiede libero ed esplicito consenso di tutti gli interlocutori. La conversazione realizza un paradosso: funziona solo se siamo disponibili a guardare dentro prima che fuori.
Un chiacchierone è uno che ti parla degli altri; un noioso è uno che ti parla di sé; e un conversatore brillante è uno che ti parla di te. Lisa Kirk, cantante
Pratica di mindfulness: Spazio di respiro di tre minuti
© Nicoletta Cinotti 2022 Serata di presentazione gratuita Protocollo MBSR, MBCT, Mindful Self-compassion, stasera 13 Gennaio, alle 21