
Sto seguendo una serie televisiva. Con più fedeltà di quello che faccio di solito. Mi sono resa conto che lo faccio perché mi sto affezionando al personaggio. Non è del tutto credibile anche se è verosimile ma non è per questo che mi sto affezionando. Mi sto affezionando perché nel momento in cui riconosciamo dei tratti simili ai nostri iniziamo a costruire un legame. Mi sto affezionando perchè inizio a dare consistenza a questo personaggio anche fuori dal momento in cui guardo il video. Mi sto affezionando per le emozioni e riflessioni che mi consente di fare. Quell’insieme di esperienze che sono formative del senso di identità nostro e del senso di identità che attribuiamo all’altro.
In breve basta poco perché un’esperienza verosimile ma non reale diventi qualcosa di definito. Proprio quello che accade al nostro senso di identità. Ci affezioniamo al personaggio che siamo, al personaggio che potremmo essere e a quello che avremmo potuto essere stati. In questa famiglia d’affetti però è importante ricordarci che tutto questo è molto verosimile ma non reale. È qualcosa a cui diamo consistenza con i nostri pensieri e con le nostre emozioni ma non considereremmo mai le nuvole uguali al cielo. Non baratteremmo mai la loro forma spugnosa per la vastità del cielo. Forse anche noi non dovremmo affezionarci troppo ai nostri personaggi ma piuttosto considerarli come i vestiti che indossiamo transitoriamente e che togliamo ogni sera per riposarci finalmente del nostro essere personaggi.
E se tutti noi fossimo sogni che qualcuno sogna, pensieri che qualcuno pensa?Fernando Pessoa
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© Nicoletta Cinotti 2021 Emozioni selvatiche: un programma per elefanti coraggiosi