
Si avvicina la festa della donna. Si avvicina dopo un anno di pandemia in cui le donne sono state più a rischio di perdita del posto di lavoro. Un anno in cui i femminicidi hanno mostrato il lato ancora più oscuro delle relazioni. Un anno in cui, in politica, non abbiamo brillato anche se a livello europeo, il Presidente della BCE è una donna – Cristine Lagarde – e donna è sempre il Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Donna è il presidente della Nuova Zelanda e della Finlandia, donna il vicepresidente degli Stati Uniti. Donna il nostro ministro degli Interni, Luciana Lamorgese. Sono donne molte virologhe impegnate sul fronte epidemiologico. Siamo rose quadrate, come dice Ilaria Capua, ossia donne che parlano poco e lavorano tanto.
La domanda per me rimane: che donna sono e che donne siamo?
Che donna sono?
Sono una donna che ha sempre avuto chiaro che l’indipendenza economica era fondamentale. Non si può pensare di avere qualcuno che paga i tuoi conti ed essere libere. L’indipendenza di una donna è, per me, prima ancora che di pensiero, economica. In qualsiasi circostanza. Soprattutto se separata. Eppure le donne vittime di femminicidi sono, nella stragrande maggioranza, più forti economicamente dei loro partner. Una lunga lista di donne che, con il loro lavoro, hanno mantenuto la famiglia e loro stesse. Donne che sono state uccise quando hanno rivendicato il diritto a non mantenere più l’uomo che avevano amato.
Perché le donne sono, molto spesso, esageratamente generose verso gli uomini. Come se dovessero ricompensarli per il fatto che le amano. Adesso molte donne sono anche “pigmalioni” del loro partner. Più forti professionalmente, li aiutano a crescere e accettano, sempre con la stessa generosità, di contribuire in maniera primaria al tenore di vita familiare.
Mentre tutti diffidano delle donne, io me la intendo benissimo con loro! Io non guardo se hanno mentito, se hanno tradito, se hanno peccato – o se nacquero perverse – perché io sento che hanno pianto – hanno sofferto per sentire o per tradire o per amare… io mi metto con loro e per loro e le frugo, frugo non per mania di sofferenza, ma perché il mio compianto femminile è più grande e più dettagliato, è più dolce e più completo che non il compianto che ne accordano gli uomini. Eleonora Duse
Poi ci sono le donne-uomo
Le donne uomo non sono donne androgine: sono donne che hanno preso un ruolo di responsabilità in famiglia o nella professione. Un ruolo che si sono assunte gioco forza, per invito familiare e sociale. Io sono una donna – uomo. Faccio fatica a riconoscermi nelle donne donne, quelle che possono risparmiare per comprarsi una costosissima borsa firmata. Quelle che sanno tutto in fatto di trucchi e make up. Hanno le ciglia in ordine e le mani perfette. Lo fanno per sé stesse o per gli uomini? Esistono uomini che si innamorano per questa ragione? Un make up perfetto e una pantera elegante a loro fianco? Si, esistono e hanno il loro corrispettivo naturale nelle donne – donne. Non saprei stare su quei tacchi. Le ammiro per la loro costante lotta contro la gravità dell’invecchiamento e della forza di gravità. Le tollero a fatica quando si lamentano perché le cose non vanno come vorrebbero loro. A dire la verità il lamento non si addice alle donne-uomo: piegano la testa, stringono i denti e vanno avanti. Senza aspettarsi un applauso. Sono spesso struttura portante. Il vero silenzioso capofamiglia. Molte donne del Sud sono così: il vero silenzioso capofamiglia che regge i capricci di figli e marito con silenzioso understatement. Sono donne a cui non importa mostrare che hanno potere perché sanno che far credere di essere impotenti è modo migliore di comandare che mostrare di essere forti.
Le donne dei cinque collegi elettorali
Poi ci sono donne che si prestano al gioco. Il gioco dell’uomo che sembra femminista ma, nella verità, mostra il peggior maschilismo di sempre. Donne che accettano di presentarsi in cinque collegi elettorali per dare un’immagine equa delle quote rosa. Loro poi verranno elette naturalmente in uno solo, lasciando il posto ad altri uomini nei quattro collegi restanti. Donne che accettano di farsi usare come specchietto per le allodole e sono nelle mani del solito gioco maschile: far fare bella figura ad un uomo. Quelle donne sono il vero pericolo per la cultura femminile. Perché ingannano con la loro apparente emancipazione. Le vere quote rosa sono rappresentative se il numero di parlamentari eletti è diviso al 50% tra uomini e donne. Tanti uomini quante donne in parlamento. E sarebbe comunque un atto di generosità visto che le donne sono il 51% della popolazione.
Sarebbe un gran peccato se le donne scrivessero come gli uomini, o vivessero come loro, o assumessero il loro aspetto; perché se due sessi non bastano, considerando la vastità e la varietà del mondo, come potremmo cavarcela con uno solo? L’educazione non dovrebbe forse sottolineare e accentuare le differenze, invece delle somiglianze? Virginia Woolf
Il silenzio delle donne
Mi sono accorta di essere una donna-uomo per caso. È stato grazie al crescente movimento che rivendica una maggiore inclusività linguistica dei generi. In italiano il neutro è sempre maschile. In americano è femminile (non so da quanto). Per risolvere il problema molti hanno iniziato ad usare l’asterisco. Così frasi come car* tutt* diventano neutre ma impronunciabili perché, parlando, non possiamo dare voce a quell’asterisco. È stato il tema dell’inclusività di genere che mi ha messo in contatto con il mio pensarmi sempre al maschile. Il mio servire a tavola prima gli uomini, abitudini della cultura contadina da cui provengo. Capisco oggi che il genere maschile dentro di me serviva per darmi voce. Le donne non avevano voce in capitolo e quindi il genere neutro era comunque maschile.
Eppure, malgrado questo, sono affezionata al maschile pensando a me stessa. Lo lascio malvolentieri come se mi avesse assicurato tutta l’intraprendenza e originalità che mi riconosco. È vero: sono una donna-uomo perché era il modo più semplice per essere libera. Una donna-uomo perché volevo avere la voce. Il silenzio non può più essere senza voce. Il silenzio è ascolto e non mutismo. Il silenzio è, a volte, l’unico modo per dire la verità.
Chi apre il periodo lo chiuda.
È pericoloso sporgersi dal capitolo.
Cedete il condizionale alle persone anziane, alle donne e agli invalidi.
Lasciate l’avverbio dove vorreste trovarlo.
Chi tocca l’apostrofo muore.
Abolito l’articolo, non si accettano reclami. Ennio Flaiano, La grammatica essenziale
Quindi donne-donne, donne-uomo, donne allodole e infine persone
Quindi ci sono le donne-donne, le donne-uomo e le donne allodole. Le donne silenziose e le donne che parlano troppo. Le donne silenziose che avrebbero molto da dire e le donne che parlano troppo senza avere molto da dire. Poi ci sono le persone, con la loro identità di genere. Fortunatamente sempre più liquida perché noi siamo uomini e donne insieme, qualità mischiate in varie proporzioni. Proporzioni che possono variare nel corso della vita. Qualità che vanno insieme alle preferenze sessuali, qualità che cambiano cambiando il corpo, gli anni e i desideri.
Io vorrei essere una persona che può seguire i suoi desideri e lavorare per realizzarli senza che il mio sesso biologico sia un vantaggio o uno svantaggio. Incontro tanti uomini-donne e questo mi dà fiducia che, prima o poi, non considereremo più il sesso biologico una discriminante delle possibilità di una persona. Gli uomini-donna e le donne-uomo vanno d’accordo perché sanno che c’è bisogno di tutte le nostre parti e che avevamo il 50% di probabilità di prendere il sesso che ci ritroviamo. È stato un caso ma, alla fine, qualunque sia la nostra preferenza sessuale, il nostro sesso biologico, siamo persone tanto più consideriamo l’altro per le sue qualità umane. Tanto più ci ricordiamo che la nostra felicità non può basarsi sull’infelicità degli altri. Che la qualità della vita non può reggersi sulla discriminazione. Che essere donne non. può essere uno svantaggio.
Adesso che incominciano ad esserci uomini-donna e non solo donne-uomo abbiamo bisogno di riconoscere le donne allodola. Potrebbero farci credere che le quote rosa siano sufficienti per avere pari-opportunità. Non prestiamoci ad essere specchietti per altre donne. Lavoriamo per essere umani.
Regola della vita è che possiamo, e dobbiamo, imparare da tutti. Ci sono cose serie della vita che possiamo apprendere da ciarlatani e banditi, ci sono filosofie che ci sono impartite da stupidi, ci sono lezioni di fermezza e di legge che vengono dal caso e da coloro che il caso ha scelto. Tutto è in tutto. Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine
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