
Ieri sera avevo un incontro del protocollo di Mindfulness interpersonale e la linea guida era “Confida nell’emergere”.
Ho iniziato la pratica con la sensazione delle ossa smosse dal cambiamento di questi giorni: come se stessi attraversando una grande centrifuga in cui vanamente cerco di capire su quale spiaggia mi asciugherò. A dire la verità tutto il mio studiare, tutto l’esplorare ha un’unica spinta. Potrei intitolarla “Capire come andrà a finire” . Nei giorni peggiori è capire prima cosa succederà poi e magari pretendere pure che non sia necessario fare esperienza, forti dell’aver capito.
Così inizio ogni incontro del protocollo (di qualsiasi protocollo a dire la verità) cercando di essere ben preparata al tema dell’incontro. Con la sensazione – che forse non mi abbandonerà mai – di essere fondamentalmente impreparata alla vita stessa. Poi arrivano le persone – ognuna ha un diverso suono del campanello – e davvero non so cosa mi porteranno e nemmeno dove mi porteranno. E ogni volta, affidandomi a questa necessità di fluire vengo, stranamente, curata.
Così ho fatto una lista di quello che mi cura. È quello che mi ha curato ieri sera e potrebbe anche cambiare. Potrebbe anche essere la lista della gratitudine
- non aggrapparmi a quello che non c’è
- avere prima di tutto una relazione con me
- non aver paura di provare dolore. non sarà quello la causa della mia morte
- non aver paura di non capire quello che mi dicono. succede
- riconoscere che il senso di solitudine è un disperato bisogno di intimità con me
- scoprire che se ho la debolezza di cadere ho anche la forza di rialzarmi
- accorgermi che la bellezza che vedo fuori è radicata in me
- innamorarmi del silenzio
- innamorarmi delle poche parole necessarie
- lasciare che le parole splendano
Alla fine è andata bene, anche se non lo sapevo prima.
Essere teneri
è
essere potenti. Rupi Kaur
Pratica di mindfulness: Self compassion breathing (File audio)
© Nicoletta Cinotti 2018 A scuola di grazia e non di perfezione
Foto di © marta