
Ho perso oggetti vari. Spariti tra una delle due case in cui vivo. Mi sembra che siano da una parte, cerco ma non li trovo così ho deciso di fare un breve inventario di quello che non trovo. Ho iniziato così:
- camicetta bianca
- pantalone verde
- giacca jeans
- libro di Tara Brach
- dizionario
ma poi la lista è proseguita in maniera imprevedibile. davvero senza che lo volessi.
- l’amicizia di P.
- la cena con K.
- la telefonata di R.
- lo studio di G.
Più scrivevo e più la lista si allungava e diventava un breve inventario non tanto di cose perdute ma di occasioni mancate, di relazioni finite, di storie andate a male anche se non avevano date di scadenza. Mi sono domandata se è questo che significa invecchiare. Mi sono domandata se le rughe sono le pieghe in cui finiscono le cose perdute. Non ho una risposta ma poi ho girato pagina e ho fatto una lista dele cose trovate che suona più o meno così
- la penna blu Pilot
- la maglia a righe
- l’amicizia con M.
- il viaggio con F.
- l’abbonamento a teatro
- la valigia di S…..
Alla fine, mi sono detta, tutta la vita è un breve inventario di cose perdute e trovate. Alcune con intenzione, altre con distrazione. È l’umore che mi fa guardare il foglio dalla parte delle perdite o da quelle dei ritrovamenti!
Nei primi tempi della mia prigionia, alcuni mi consigliarono di dimenticare chi io ero. Disastroso consiglio! Invece, soltanto rendendomi ragione di quel che sono ho potuto trovare un po’ di conforto. Adesso, altri mi esortano a dimenticare, quando sarò libero, d’essere mai stato in carcere. So bene che sarà fatale ugualmente. Ciò significa che io sarei senza tregua torturato da un sentimento intollerabile di sventura.E che tutte le cose create per me come per gli altri, ovvero la bellezza del sole e della luna, il corteo delle stagioni, la musica dell’aurora e il silenzio della notte fonda, la pioggia che scroscia tra le foglie o la rugiada che inargenta i prati, tutte queste meraviglie diventerebbero opache per me, perderebbero il loro potere di guarire e di comunicare la gioia. Rammaricarsi delle esperienze fatte, vuol dire arrestare il proprio sviluppo; negarle equivale a mettere una menzogna sulle labbra della nostra vita. Sarebbe come rinnegare l’anima. Il meraviglioso Oscar Wilde, De profundis, lettera scritta dal carcere (1897) al suo amante e pubblicata nel 1905
Pratica di mindfulness: La meditazione del fiume
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