
L’altro giorno ho raccolto delle mele di un albero che aveva piantato mio nonno quando sono nata. Lui non ha mai mangiato nessuna di quelle mele. Le prime mele le lasciò a me,
Eravamo molto amici io e mio nonno. Lui era cardiopatico e si muoveva molto poco con il passare degli anni. Questo lo rendeva sempre a mia disposizione. E sempre disponibile a giocare. Era un uomo bellissimo che scriveva poesie. Non era un santo: aveva attacchi d’ira che sono rimasti proverbiali ma, come il mare dopo una tempesta, sapeva essere calmo e profondo. Ed eravamo davvero amici che è qualcosa di diverso dall’essere nonno e nipote: è di più. In un modo che non so bene spiegare. So che quando amo un uomo poi cerco anche di diventargli amica, per quell’antico segno che lui mi ha lasciato. E perché l’amore può finire ma l’amicizia rimane.
Quando ha piantato quell’albero di mele sapeva che molto probabilmente non le avrebbe mai mangiate: ma non era importante. Gli alberi non si piantano per mangiare subito il frutto. Si sa che ci sarà da aspettare anni. Se è un olivo molti anni, se è un melo meno anni ma il risultato è lo stesso: bisogna avere fiducia nella vita per piantare un albero. E ricordarsi che la vita va avanti anche dopo di noi attraverso i nostri eredi.
La pratica è come piantare un albero. I frutti si vedranno nel tempo. Faremo in tempo a mangiarli ma andranno oltre la durata della nostra vita. Ne avranno nutrimento i nostri eredi, i nostri figli, i nostri amici che vivranno in un ambiente più salutare. Nel frattempo noi cambieremo e il seme che abbiamo piantato darà i suoi frutti. Ma l’avremo piantato perché abbiamo fiducia nel futuro, non solo nel presente immediato. Senza pretendere che i risultati si vedano subito, declineremo le qualità della fiducia: attesa, sospensione del giudizio, pazienza, apertura. Perdiamo la pazienza perché non abbiamo fiducia e crediamo solo nel risultato immediato: che peccato e che dolore!
Gli alberi (e la pratica) possono avere solide radici per resistere alle inevitabili tempeste che incontreremo. E quando mangeremo quei frutti saremo sempre grati perché sapremo di aver seminato noi quel seme ma, ancora di più, sapremo che il merito non è solo nostro ma anche del sole, dell’acqua e del terreno e questo renderà la nostra gratitudine più ampia. Includerà i nostri compagni di pratica, chi rimane a casa per permettere di andare a praticare, chi ci ha insegnato e chi, perché viene dopo di noi, avrà imparato dalla nostra fiducia ad aspettare che i frutti maturino.
Il paradosso, però, è che potete cambiare voi stessi o il mondo soltanto se uscite per un attimo dai vostri soliti percorsi, se vi abbandonate e vi fidate e lasciate che le cose siano come sono già, senza cercare di realizzare niente, meno che mai obiettivi che non sono altro che il prodotto della vostra mente. Jon Kabat Zinn
Pratica di mindfulness: Ammorbidire il cuore
© Nicoletta Cinotti 2018 Il protocollo MBSR
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