
Si è concluso ieri il ritiro “La cura del silenzio”. E un altro mi aspetta a fine settembre. Così in questi giorni non ci sono stati post: ero nel silenzio che ha voluto dire, anche e soprattutto, la distanza dalla tecnologia. Perché, sempre, non chiedo agli altri niente di diverso da quello che chiedo a me. A volte mi rendo conto che sono più fedele io degli altri, al rispetto delle regole ma, con il tempo, ho imparato che le regole, alla fine, sono una responsabilità personale. E che ognuno impara dalla propria esperienza: dall’esperienza della fedeltà e dell’infedeltà. Senza che, per forza, una insegni più dell’altra.
Di questo ritiro mi porto a casa l’eco dell’intensità che le parole acquistano quando nascono dal silenzio e quando hanno, in se stesse, una qualità di silenzio.
Perchè ci sono parole che non hanno suono: hanno rumore e altre che, come dice il poeta, sono rugiada appena. Io amo le parole rugiada: quelle che dissetano e si asciugano al primo sole, perchè hanno nutrito ciò che c’era da nutrire.Quelle parole che sono così aderenti al presente che non importa chi l’ha dette: sono tue, ti appartengono.
Amo le parole rugiada perchè commuovono e offrono sollievo alle zone inaridite, sciolgono la durezza con la quale, molte volte, avvolgiamo la nostra vita. Ci sembra di avvolgerla in una preziosa carta regalo e invece la chiudiamo in una scatola bella quanto soffocante. Amo le parole rugiada perchè non urlano e non pretendono nient’altro che di nutrire. Amo le parole rugiada perchè assomigliano alle lacrime ma non ne hanno la tristezza, splendono come cristalli ma non ne hanno la durezza. Amo le parole rugiada perchè sanno svanire senza fare rumore: diventano parte profonda di noi.
Poi ci sono le parole cristallo: quelle che rispecchiamo la realtà con sufficiente chiarezza da splendere. Eppure lasciano spesso un brivido di freddo come se – tutta quella chiarezza – fosse troppo. In genere siamo esperti di parole pugnale, quelle che diciamo per tirar fuori la nostra rabbia, la nostra superiorità, la nostra forza, incuranti di affondare nella carne viva di qualcun altro. A volte persino immemori che possano affondare nella carne viva. Perchè ci dimentichiamo che le parole portano con sé tutta l’energia della mente che le ha pronunciate. E l’eco della loro intenzione.
Sono come un cristallo le parole
alcune un pugnale,
un incendio.
Altre
rugiada appena.
Segrete vengono, piene di memoria.
Insicure navigano:
barche o baci,
agitano le acque
Abbandonate, innocenti,
leggere.
Tessute sono di luce
e sono la notte.
E persino pallide
ricordano ancora verdi paradisi.
Chi le ascolta? Chi
le raccoglie, così,
crudeli, disfatte,
nei loro gusci puri? Eugenio De Andrade
Pratica informale di mindfulness: Oggi porta attenzione alle tue parole, ascoltane il suono e l’effetto che hanno su chi ti ascolta, per imparare a distinguere le parole rugiada dalle parole cristallo o pugnale
© Nicoletta Cinotti 2018 La bellezza delle parole
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