
La vita è una serie di cambiamenti spontanei e naturali. Non cercare di resistere a questi cambiamenti. Resistere crea solo dolore. Lascia che la realtà sia la realtà e che le cose prendano il loro corso naturale. –Lao-Tzu
Nasciamo con dei riflessi: risposte veloci che dovrebbero renderci più comoda la sopravvivenza. Nel tempo impariamo ad usarli con discernimento ma alcuni rimangono sempre attivi. Come l’istinto ad aggrapparsi quando accade qualcosa di improvviso. Forse l’abbiamo ereditato dai nostri progenitori scimmia che si aggrappano ai rami per saltare da un albero all’altro. Ci aggrappiamo quando abbiamo paura.
Lasciamo andare quando ci sentiamo rassicurati. Così, a volte, la mattina al risveglio, faccio il body scan delle parti aggrappate. Mi stupisco sempre di sentire come il mio corpo riesca ad aggrapparsi a qualcosa anche nel sonno. Si aggrappa stringendo i denti, a volte stringendo i pugni. Altre volte tornando in posizione fetale. Se guardo nel luogo dove il corpo è aggrappato trovo residui di sogni oppure qualcosa che mi parla del giorno prima o del giorno dopo. Tracce. Tracce di eventi che mi hanno spaventato o anticipazioni di quello che mi preoccupa nel giorno appena iniziato. A volte mi sorprendo ad accorgermi che le cose a cui rimango più aggrappata sono quelle che mi danno più fastidio. Come se le andassi a pescare apposta con il pensiero per controllare se sono ancora lì. Sono ancora lì, soprattutto rimangono lì se non smetto di richiamarle in vita. Rimangono lì fino a che non mi decido a lasciarle andare.
Lascio andare con un lungo respiro. Mi rassicuro così, dicendomi che adesso, proprio in questo momento, non ho bisogno di aggrapparmi ma solo di lasciar andare e permettere che la giornata mi porti con sé. Senza troppe aspettative. Quelle sì che sono un gran modo di aggrapparsi. Ci prepariamo a qualcosa di preciso che deve succedere e quando ci accorgiamo che le cose stanno prendendo una direzione diversa, incominciamo a vedere se possiamo farle andare come volevamo o come speravamo. Navighiamo da salmoni, contro corrente. Ci aggrappiamo alle nostre idee, alle aspettative, convinti che ci metteranno in salvo e, invece, la salvezza nasce sempre dal riconoscere la direzione della realtà e dall’entrarci in dialogo.
Lasciar andare implica non continuare a desiderare quello che vogliamo ottenere e non rimanere legati a quello che già abbiamo, o semplicemente a quel che pensiamo di dover avere. Lasciar andare significa anche non rimanere ancorati a quel che odiamo, a quello verso cui proviamo una fortissima avversione. Jon Kabat Zinn
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© Nicoletta Cinotti 2020 Pratiche informali di ordinaria felicità